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Psicoterapia: linguaggio, ironia e metafore

Parliamo di due strumenti della psicoterapia. Molto spesso infatti viene detto: “Ah sì, dottore, ma mi faccia capire: la psicoterapia si basa sulla parola, parliamo e basta, o mi dà qualcosa di concreto da fare?”.

Di fatto sì, parliamo e basta, ma allo stesso tempo non è solo così. La parola è uno strumento, un mezzo che in psicoterapia viene utilizzato da un lato per comprendere e dall’altro per trasformare.

Il ruolo della parola in psicoterapia

Si dice spesso che la psicoterapia non riguardi il passato, e in realtà non è proprio così: essa va nel passato per cercare di comprendere le ragioni del problema presente, ma poi si concentra sul presente e sul futuro, in modo tale da rendere la persona autonoma e potente nelle decisioni sulla propria vita.

Quindi, è vero che la terapia è basata sulla parola, ma la parola diventa un mezzo, uno strumento. È un po’ come dire: “Ma per vivere respiriamo e basta?”. Sì, di fatto respiriamo, ma vivere è un’altra cosa. Allo stesso modo, la terapia usa la parola come la vita usa il respiro: un mezzo, qualcosa che permette di dare forma e vita all’intervento psicoterapeutico.

Gli strumenti della psicoterapia oltre la parola

Ci sono diversi strumenti: talvolta vengono dati degli esercizi, ma spesso anche questi sono comunicati verbalmente, quindi sempre basati sulla parola; altre volte ci sono prescrizioni o riletture. Gli strumenti sono tanti.

Quelli che personalmente mi piace utilizzare di più sono l’ironia e le metafore. Li considero tra i più potenti della terapia.

L’ironia come strumento terapeutico

L’ironia, come diceva anche il padre fondatore della psicoanalisi (pur non essendo io psicoanalista), permette di dire tutto, persino la verità. Non solo: diventa un importante meccanismo di difesa, utile alla tutela e alla guarigione rispetto a un disagio psicologico, ma anche uno strumento di trasformazione. Con l’ironia infatti si riescono spesso a trasmettere concetti complicati, faticosi o pesanti, alleggerendoli e rendendoli più accessibili a chi li riceve.

È chiaro però che l’ironia va sempre utilizzata con cautela e in accezione positiva: non deve mai diventare derisione o sarcasmo. Quando viene usata bene, diventa un potente strumento di trasformazione. Non a caso si dice spesso che l’autoironia sia uno dei principali meccanismi di difesa: scherzare sui propri drammi permette di ridimensionarli e renderli più digeribili.

La metafora in psicoterapia

La metafora è un altro strumento che considero potentissimo. Permette di rappresentare con chiarezza un concetto, molto più di altre figure retoriche, come ad esempio l’iperbole. Quest’ultima esagera per dare forza a un messaggio, mentre la metafora riesce a generare un pattern: mostra come il meccanismo che si vive in un problema personale sia lo stesso che ritroviamo anche in altre dimensioni del mondo. In questo modo normalizza l’esperienza e diventa rassicurante, perché sposta l’attenzione dal problema e lo racconta in una nuova prospettiva. Così la persona può dare un nuovo significato alla propria narrazione.

Un esempio concreto: la forza dell’ironia e della metafora

Un aneddoto che mi ha colpito riguarda un signore pugliese che seguivo in terapia. Si trovava in grande difficoltà: aveva desiderato una situazione, ma poi questa si era complicata molto, fino a fargli dubitare della sua capacità di raggiungere l’obiettivo. Dopo mesi di lavoro, aveva iniziato a stare meglio, a vedere la luce, e non era più immerso in una fase cupa.

A un certo punto, in chiave ironica, mi disse (traduco dal dialetto pugliese): “Con il mare calmo sono tutti marinai”. Non è esattamente una metafora, ma questa frase racchiudeva la potenza della figura retorica e dell’ironia. Era riuscito da solo a sintetizzare mesi di fatica, pianti e dolore in poche parole, e al tempo stesso a dare a quell’esperienza un nuovo significato, con un’accezione positiva.

Conclusioni

Questo esempio mostra bene la potenza sia dell’ironia sia della metafora (o di figure simili). Sono strumenti che ridimensionano il problema, lo rendono più comprensibile e digeribile, e permettono di applicarlo alla pratica clinica. Così la persona riesce ad avere una rappresentazione più chiara e libera dal carico emotivo, che nei disagi psicologici diventa spesso tossico.

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