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Le basi della relazione terapeutica nella psicoterapia moderna

Parliamo di psicoterapia e del processo terapeutico, cioè di come strutturare un intervento efficace soprattutto in funzione di come è organizzata la società attualmente, di come ci si organizza in termini di costruzione della propria realtà. La disciplina della psicoterapia, come qualunque altra disciplina, negli ultimi anni si è estremamente modificata, trasformata, mi permetto anche di dire evoluta.

Cambiamenti nella società moderna e loro impatto sulla psicoterapia

Uno degli aspetti principali della società moderna è che si sono rotte molte barriere formali. Tempo fa c’era un’idea dogmatica di riverenza e di rispetto nei confronti dell’altro, soprattutto di chi ricopriva una posizione “alta” all’interno della relazione. Questo era vero con il capo al lavoro, con il medico di base, con lo psicologo o lo psicoterapeuta, e in generale con qualunque figura istituzionale.

Oggi questa modalità è cambiata: c’è sicuramente un approccio relazionale più paritario. Questo spesso viene percepito come un limite all’interno della stanza di terapia, anche se io non sono particolarmente d’accordo. Anzi, può essere trasformato in una risorsa importante. Inoltre, oggi c’è un atteggiamento più critico ma al tempo stesso più partecipe: la persona che richiede un servizio desidera essere protagonista del servizio stesso.

Dal rispetto formale all’autorevolezza del terapeuta

Se prima lo psicoterapeuta o l’esperto veniva visto come una figura alla quale portare rispetto, con un atteggiamento formale, oggi il rispetto non manca, ma è qualcosa da conquistare. Per il terapeuta questo significa puntare sull’autorevolezza più che sull’autorità. L’autorità, infatti, conta sempre meno: i certificati appesi alle pareti non impressionano più nessuno. L’autorevolezza, invece, diventa uno degli elementi chiave di efficacia di un percorso di terapia.

Il nuovo ruolo del paziente nel processo terapeutico

La persona che chiede aiuto allo psicoterapeuta oggi vuole portare il proprio contributo ed essere protagonista del percorso, assumendo un ruolo attivo. Ho circa dodici anni di esperienza in questo mestiere e ho visto chiaramente questa differenza con il passato.

In concreto, accade che le persone arrivino e dicano: “Dottore, ho questo problema, mi aiuti a risolverlo o ad affrontarlo.” Ma oltre a questo, richiedono — ed è giusto che lo facciano, soprattutto se il terapeuta non si sente minacciato — chiarezza. Vogliono che vengano esplicitati e condivisi non solo gli aspetti pratici del lavoro, ma anche la struttura sottostante.

Chiarezza e trasparenza come elementi fondamentali

Oggi, per esempio, non si accetta più l’indefinitezza del percorso: molti chiedono quanti incontri serviranno, con quale frequenza ci si dovrà vedere, perché sia stata scelta una tecnica piuttosto che un’altra, quali obiettivi ci si pone. Tutte domande che, se usate bene dal terapeuta, diventano strumenti preziosi per instaurare una relazione sana ed efficace.

Non ci si può più nascondere dietro al titolo e pensare di avere “in testa” il percorso senza condividerlo. È necessario spiegare chiaramente alla persona cosa si sta facendo, dove si vuole arrivare, con quali modalità e in quali tempi — ovviamente indicativi — ci si può aspettare di affrontare il problema.

Benefici della condivisione del processo terapeutico

Queste dinamiche, se esplicitate, hanno due effetti importanti:

  • rendono la persona protagonista del proprio lavoro e partecipe non solo nella cura, ma anche nella definizione del processo;
  • permettono lo sviluppo dell’autorevolezza necessaria per instaurare un clima di fiducia e rispetto reciproco.

Un tempo questo clima era dato per scontato, bastavano le targhe sulle pareti o il camice. Oggi invece è qualcosa da costruire e, secondo me, rappresenta un cambiamento di paradigma enorme e importantissimo in tutti i servizi, e a maggior ragione in psicoterapia.

Consigli pratici per pazienti e terapeuti

Se sei un paziente, sentiti legittimato a fare domande di questo tipo: è fondamentale che tu ottenga risposte chiare. Se sei un terapeuta, non sentirti minacciato, ma guarda al valore e all’opportunità che queste domande portano nel processo terapeutico: sono occasioni d’oro per lavorare sulla relazione, che — come dico sempre — è ciò che determina davvero l’efficacia dell’intervento.

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