Il mutismo selettivo è un disturbo che ha a che fare principalmente con l’infanzia e con l’età evolutiva. Consiste nell’incapacità di parlare e di esprimersi a voce in particolari contesti e situazioni sociali, in cui il bambino parla esclusivamente con le figure di riferimento o importanti, che possono essere i genitori o altri familiari e in generale persone con le quali ha un legame emotivo. Fa parte a tutti gli effetti dei disturbi ansiosi, nonostante ci siano state diverse discussioni a riguardo tra cui la nomenclatura, variata da mutismo elettivo a mutismo selettivo, in quanto prima si pensava ci potesse essere una volontà, quindi un’azione determinata, in maniera strategica da parte del bambino nello scegliere di non parlare in questi contesti, tant’è che prima il mutismo elettivo era stato definito come un disturbo dello sviluppo, mentre oggi è visto come un disturbo ansioso e il suo nome è stato cambiato, al fine di sottolineare la non intenzionalità del bambino nel non riuscire a parlare in determinati contesti. Un esempio calzante in cui si riscontra frequentemente il mutismo selettivo nell’età evolutiva è l’ambiente scolastico.

Ma cosa determina il mutismo selettivo, oltre ovviamente la compromissione delle relazioni sociali e dell’esecuzione di alcuni compiti in alcuni contesti come la scuola? C’è un forte disagio, da cui scaturisce una forte difficoltà da parte del bambino nell’esprimersi e che risulta essere rigido sia dal punto di vista facciale, cioè il volto si mostra rigido e inespressivo, sia dal punto di vista fisico. È un disturbo relativamente raro, considerando l’incidenza stimata tra lo 0,03% e l’1% della totalità dei bambini, quindi non particolarmente diffuso ma compromettente ed invalidante per una buona qualità di vita di chi ne soffre.

Ci sono diverse ipotesi sugli agenti eziologici: alcuni suppongono ci siano cause di tipo biologico, altri  pensano che siano di tipo comportamentale e altri ancora vedono un collegamento tra cause relazionali e sociali. Queste ultime sono quelle che hanno il principale impatto sullo sviluppo di una patologia di questo tipo, che ovviamente può essere risolto attraverso un percorso di psicoterapia, e che sono da ricondursi principalmente al comportamento dei genitori. Essi possono essere ritirati da un punto di vista sociale o sono estremamente protettivi, quindi impediscono la libertà di espressione del bambino, che si trova in difficoltà quando non è a stretto contatto con loro quando si trova a relazionarsi in altri contesti come quello scolastico.

Ricapitolando il mutismo selettivo è un disturbo ansioso, nonostante abbia a che fare con l’età dello sviluppo, e non è più classificato come disturbo dell’infanzia e non è una scelta volontaria da parte del bambino ma è un tratto caratteristico della patologia.

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