Parliamo qui di sindrome dell’impostore, un termine che si sta sentendo sempre più spesso soprattutto quando si ha a che fare con tematiche lavorative. La sindrome dell’impostore non ha a che fare con tematiche lavorative ma anche con relazioni e consiste nell’idea di non essere degno, non meritare i successi ottenuti, indipendentemente da cosa significhi successo per la persona stessa. Quindi chi ne soffre non riesce ad attribuirsi i meriti, le qualità e sente solo il peso della responsabilità che questo status prevede, ha paura di essere smascherato\a nella sua incompetenza.
Ovviamente così non è, oggettivamente parlando quando la persona ottiene riconoscimento ha tutte le competenze e le carte in regola: non si arriva mai ad una posizione per caso, è sempre la competenza che determina il raggiungimento e il suo mantenimento.
Chi soffre di questa sindrome ascolta gli altri, riconosce cognitivamente di avere caratteristiche ad hoc per quel ruolo ma di pancia non l’ha compreso: sente di essere un abbaglio e che presto tutto si sgonfierà.
Questo generalmente è dovuto ad un’errata gestione del locus of control interno ed esterno ovvero il sistema di attribuzione di meriti e colpe. La persona che soffre di sindrome dell’impostore ha un locus of control esterno riguardo i successi che non sono mai merito della persona ed un locus of control interno riguardo i fallimenti che sono esclusivamente colpa sua.
E’ fondamentale quindi approfondire le relazioni avute all’interno della famiglia d’origine e delle esperienze relazionali generali per comprendere cosa sostiene l’errata gestione del locus of control.