Oggi vorrei raccontarvi perché mia figlia sia nata in casa. Tutte le volte che emerge l’argomento, vedo l’occhio stupito del mio interlocutore, che mi chiede come mai, perché abbiamo fatto una scelta di questo tipo. Queste sono le nostre esperienze, e vorrei discutere dal mio punto di vista, i principali pro e contro. Partiamo dal principio.
Nostra figlia è nata circa un anno e mezzo fa, e, ovviamente, nel momento in cui abbiamo scoperto di aspettare una bambina eravamo felicissimi, ed al tempo stesso anche un po’ spaventati. Come tutti i genitori ci siamo trovati a dover affrontare mille dubbi, le paure, le curiosità e la speranza.
Il primo passo è quello di scegliere dove far nascere il proprio figlio. Ci siamo documentati: abbiamo letto dei libri, abbiamo seguito alcuni interventi, alcuni corsi. Piano piano ci siamo approcciati progressivamente all’idea di far nascere nostro figlio in casa, più nello specifico, in una casa maternità in provincia di Como, a Merone, nella casa maternità “La Quercia”. È stata una scelta di cui siamo orgogliosi, una di quelle, che col senno di poi, ti fa dire “cavolo, abbiamo fatto proprio bene!”.
Durante uno degli interventi che ho citato prima, un week-end dove delle persone competenti spiegavano in cosa consisteva il parto, quali erano le possibili scelte e processi fisiologici, la cosa che più mi ha colpito è stata una frase che più o meno citava così: “alla quarantesima settimana non sei in ritardo, sei semplicemente ancora incinta!”. Questa cosa mi ha aperto un mondo; una frase così semplice, che tuttavia mi ha fatto veramente cambiare punto di vista sulle cose, perché la gravidanza, per come l’ho sempre vista è di fatto medicalizzata in tutto: si devono fare le visite, si devono fare esami più o meno invasivi, perché c’è sempre un rischio. Praticamente è una condizione di malattia, o meglio, viene molto spesso vissuta così. Sembra quasi che ci si debba difendere da ciò. Quella frase, invece, ha rappresentato tutt’altro per me: mi ha fatto capire come la gravidanza sia una condizione fisiologica sana, nel senso che non c’è bisogno di tutta quella medicalizzazione, a meno di necessità e di patologie evidenti. Confrontandomi con amici ed amiche, avvicinandosi alla trentottesima settimana iniziavano ad andare nel panico, pertanto, il secondo aspetto per cui abbiamo scelto una casa maternità è il rispetto dei tempi della gravidanza e del parto. La nostra esperienza è stata molto positiva, perché mi sono accorto di tantissime cose e tantissimi aspetti fondamentali del percorso di nascita e del parto stesso. Il travaglio è un processo naturale, è innescato automaticamente, ed è importante la serenità, la tranquillità di poter condividere uno spazio intimo con mia moglie in travaglio. Le stavo vicino, aspettavo che le passasse la contrazione per poi farle compagnia e questo momento del parto è stato bellissimo, poiché io ne sono stato protagonista. Abbracciavo lei ed ho abbracciato mia figlia: prendendola nel momento stesso in cui è venuta al mondo. Sono stato complice delle ostetriche che ci hanno seguito, mi sono sentito utile, mi sono sentito forte, mi sono sentito padre. Mi sono sentito uomo nello starle vicino, in un momento in cui la donna raggiunge la sua massima espressione. L’uomo, molte volte, in queste situazioni, si confonde nella carta da parati. Invece, io, mi sono sentito protagonista: ho tagliato il cordone ombelicale, cosa che ovviamente viene fatta anche in ospedale, ma con i nostri tempi. Viene chiamato “clampaggio ritardato”, il termine “ritardato” indica infatti già da se’ la medicalizzazione Ritardato rispetto tempistiche mediche, poiché ricerche dimostrano che il clampaggio ritardato del cordone favorisce il passaggio di una quota di sangue placentare al neonato. Tuttavia l’ elemento più importante di questa esperienza è sicuramente la sensazione di essere il protagonista, così come lo è stata la donna e la bambina. Sentirsi parte di un processo splendido e naturale, sentirsi rispettati senza induzioni forzate.
Sono ovviamente presenti una serie di limiti, uno tra questi è il lato economico. In Lombardia questo servizio è garantito da strutture esclusivamente private, ed il costo totale gira attorno a 2.000 e 2.500 euro: visite parto, affitto della casa. Un secondo aspetto critico è caratterizzato dalle gravidanze che presentano delle criticità e complicazioni. La casa maternità è infatti a 5 minuti d’auto dall’ospedale qualora durante il parto sia necessario un immediato intervento. Terzo limite, forse il più pesante e critico, è l’aspetto sociale, motivo per cui faccio questo articolo e il video da cui è tratto: nel momento in cui si racconta questa esperienza è molto difficile riuscire a far capire le motivazioni. Culturalmente si ha infatti una visione diversa del parto, della gravidanza, della nascita, oltre alla necessità di dover mettere d’accordo tutta la rete famigliare che ruota attorno alla nascita del bimbo. Aspetto, quest’ultimo, non da sottovalutare.