Qualche giorno fa ho ricevuto una domanda sulla quale mi sembra interessante soffermarmi e fare un ragionamento: la rabbia è un sintomo psicologico? Qualcosa di cui devo preoccuparmi?
La risposta è no, la rabbia è semplicemente un’emozione, una di quelle di base, primarie. Questa emozione, come tutte le emozioni in realtà, può diventare un problema (o diventare patologica) nel momento in cui non si è più in grado di controllarla, quando non è la persona a controllare l’emozione ma è l’emozione a controllare la persona. Pensiamo all’ansia: di per sè non ha nulla di disfunzionale, può anzi essere estremamente utile e adattativa ma diventa disfunzionale quando si impadronisce della persona, bloccandola.
La rabbia funziona nello stesso modo! Come emozione è molto utile: serve a difendersi, ad affermarsi. Se tracima e si impossessa della persona allora diventa disfunzionale, patologica. Come tutte le emozioni ha sicuramente una componente cognitiva, una fisiologica, una comportamentale e ovviamente una componente emotiva. Cosa significa? Che ci sono diversi ambiti, diverse aree di funzionamento della persona su cui la rabbia può avere un’influenza. Dal punto di vista cognitivo, quando tracima, può annebbiare i pensieri, giustificando alcune azioni che non avremmo mai compiuto lucidamente; a livello comportamentale può rendere aggressivi verso persone o oggetti; dal punto di vista fisiologico può generare, ad esempio, scompensi cardiaci.
La rabbia è dunque uno strumento e assorbe una funzione adattiva per la persona: se tracima può essere connessa a patologie psicologiche come, solo per citarne due, ansia e depressione. In caso di ansia la rabbia è esplosiva, eterodeterminata, rivolta sempre verso l’esterno; in caso di depressione, al contrario, la rabbia è implosiva, autodiretta o autodeterminata: è un tumulto che anzichè esplodere fa implodere la persona.
Queste sono le degenerazioni di cui parlo e a ben vedere anche emozioni ritenute “buone” (ricordo che non esistono emozioni buone e cattive ma solo emozioni!) come la felicità possono diventare patologiche. Un esempio? Nella fase maniacale del disturbo bipolare il soggetto si mette in condizioni esagerate ed eccentriche guidato dalla felicità, senza pensare che queste situazioni possono ledere la sua persona.
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Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo ad orientamento sistemico relazionale, ho conseguito la Laurea in Psicologia Clinica e Neuropsicologia presso l’Università degli studi di Milano Bicocca, con successiva specializzazione in psicoterapia presso lo European Institute of Systemic-relational Therapies (E.I.S.T.). Svolgo la mia attività come professionista dal 2011 e mi occupo di percorsi di psicoterapia individuale, psicoterapia di coppia e familiare.
Dirigo uno studio di psicologia a Como e provincia (Cantù) oltre che in provincia di Lecco e Monza Brianza