Gli aspetti del Ghosting di cui non si parla Home > Riflessioni psicologiche > Gli aspetti del ghosting di cui non si parla Parliamo di ghosting e di un obiettivo talvolta implicito, nel senso che non è chiaro neanche nella testa di chi lo mette in atto, ma sicuramente risulta controintuitivo rispetto al comportamento stesso. Immagino che nessuno te lo abbia mai spiegato in questi termini. Ora, non voglio fare un articolo in cui spiego che cos’è il ghosting e quali sono le diverse cause che possono portare una persona ad adottare questo comportamento: lo sappiamo già. Il ghosting in breve: come si manifesta In breve, il ghosting è quando una persona per la quale nutriamo (o nutrivamo) un certo interesse, prevalentemente sentimentale, si dilegua. Sparisce, lasciandoci lì con un pugno di mosche in mano. Come ho detto, non voglio entrare nei dettagli delle possibili ragioni che portano una persona a fare ghosting, ma voglio ragionare su un aspetto controintuitivo del fenomeno. Le emozioni di chi subisce il ghosting Quando viviamo o subiamo il ghosting, non si tratta solo del comportamento dell’altra persona. Esiste anche una sfera emotiva nostra che risuona con la storia, con i nostri significati, il nostro modo di essere e di vivere le relazioni. Spesso c’è delusione, stupore, e talvolta proviamo risentimento sia verso chi ha agito il ghosting sia verso noi stessi. Ci chiediamo: “Come ho fatto a prendere un abbaglio così grande? Come ho potuto permettere a questa persona di trattarmi in questo modo?”. Le conseguenze possono essere molteplici. Magari diventiamo più diffidenti, più accorti, un po’ più “abbottonati” nelle successive frequentazioni. Stiamo indietro, cerchiamo di capire meglio se l’altra persona sia meritevole della nostra fiducia. Spesso, senza rendercene conto, facciamo pagare alle nuove conoscenze la colpa di una relazione passata finita male. Il significato implicito e controintuitivo del ghosting Ti sei mai chiesto quali possano essere i significati impliciti del ghosting, oltre a quelli espliciti? Uno di questi, implicito e controintuitivo, è che chi agisce il ghosting, da un lato, vuole chiudere la relazione, ma dall’altro non ha la capacità, la volontà o la forza di assumersi la responsabilità di questa scelta. Al contempo, vuole anche lasciare una porta aperta per un possibile ritorno. So che può sembrare strano, ma chi fa ghosting, pur agendo in modo crudele e interrompendo bruscamente una relazione, attraverso la non chiarezza, la non spiegazione, e il non esplicitare i motivi, lascia comunque uno spiraglio aperto. Questo meccanismo, che non sempre è consapevole, permette a chi scappa di tenersi un’opportunità di tornare. Non è sempre così, ma accade spesso Non è sempre così, ovviamente. Non è una regola universale, né è sempre chiaro nella testa di chi agisce il ghosting. Tuttavia, è molto frequente. Per quanto il ritorno possa sembrare improbabile, controverso o doloroso, è comunque possibile. Questo perché non sono stati chiariti i termini della fine della relazione: non c’è stata una chiusura definitiva. Proprio questa mancanza di chiarezza diventa il pretesto per poter tornare nel momento in cui la persona si sente pronta. Un parallelismo con la terapia: il meccanismo comune Non chiarire, lasciare dei sospesi, diventa quindi una scusa per poter riaprire un dialogo. Questo meccanismo lo vedo talvolta anche in terapia, in una forma simile. Faccio un parallelismo che può sembrare forzato, ma il principio sottostante è lo stesso. Quando lavoro con persone che hanno una predisposizione ansiosa (attenzione, non sto dicendo che tutte le persone ansiose si comportano così), accade che nei momenti di difficoltà particolarmente acuti queste persone inizino un percorso terapeutico. Dopo qualche seduta iniziano a stare meglio e il sintomo si attenua. A quel punto si prospetta un percorso più lungo e meno intenso. Qui può subentrare una reazione ambivalente: da un lato, c’è soddisfazione per i risultati ottenuti; dall’altro, paura del proseguimento del lavoro. Talvolta, queste persone interrompono il percorso senza saldare l’ultima seduta, magari con una scusa. Questo gesto, al di là dell’aspetto economico, lascia aperta la possibilità di un ritorno. Quando, dopo mesi, tornano dicendo: “Dottore, vorrei riprendere. Mi sono ricordato che non avevo saldato l’ultima seduta. Posso venire a pagare e fare due chiacchiere?”, l’aspetto del pagamento diventa un gancio per riaprire il dialogo. Il meccanismo simile tra ghosting e terapia Il meccanismo è simile a quello del ghosting. Scappare e interrompere senza dare spiegazioni è un comportamento duro e crudo, che sembra sancire una fine. Ma proprio la mancanza di chiarezza lascia aperto uno spiraglio. Conclusioni: ghosting come arma di manipolazione Quando chi agisce il ghosting torna, potrebbe giustificarsi dicendo: “Ero confuso, spaventato. Non sapevo cosa volevo. Ti chiedo scusa.” Questo atteggiamento crea in chi ha subito il ghosting il desiderio di capire e sapere di più, trasformandosi in un’arma di manipolazione, o di contro-manipolazione. Fammi sapere se questo ragionamento ti è chiaro, se magari lo hai vissuto o agito, oppure se ti ritrovi in queste parole. A presto! Risposte chiare in quattro incontri Per fissare un colloquio psicologico potete compilare il modulo sottostante, vi risponderemo al più presto. La tua richiesta non può essere inviata correttamente. La tua richiesta è stata inviata correttamente. Nome Cognome Email Telefono +39 IT Il campo SMS deve contenere tra i 6 e i 19 caratteri e includere il prefisso del paese senza usare +/0 (es. 39xxxxxxxxxx per l'Italia) ? 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