In alcuni post precedenti a questo ho parlato di equipe, di come funziona il lavoro all’interno della mia equipe, di come strutturate gli interventi. Ma anche un dottore che lavora da solo può essere altrettanto valido? Anche un dottore che lavora da solo può coinvolgere, e discutere i propri casi e le proprie difficoltà con altri colleghi? Quella che viene chiamata in gergo intervisione o supervisione, la svolge anche chi lavora in autonomia all’interno del proprio studio?
Dunque: un dottore che si muove in autonomia nel proprio studio perché ha scelto questa dimensione per la propria professione può essere altrettanto valido, poichè la competenza e la professionalità sono prima di tutto dei meccanismi di tipo individuale. Conosco diversi colleghi che lavorano autonomamente all’interno del proprio studio, in una dimensione più artigianale, e che sono eccellenti in quello che fanno. Questa modalità è quella che a loro serve per potersi esprimere al meglio e fare con qualità il loro mestiere. Io mi trovo meglio in un’altra maniera: ho già spiegato quali sono le mie motivazioni, ma non è sicuramente l’unico modo. La maniera giusta è quella che permette la massima espressione del terapeuta.
Il terapeuta che lavora da solo deve o può confrontarsi anche con altri colleghi nella preparazione o nella discussione dei casi? Si. Penso che da questo non ci si debba esimere, anche chi lavora da solo se non chiede un confronto con i colleghi, o dei momenti di supervisione o di intervisione ad un collega molto più esperto commette un errore. Sia che si lavori in equipe, sia che si lavori individualmente, il confronto con i colleghi è la risorsa primaria per riuscire ad essere efficaci. Il terapeuta che lavora in autonomia può svolgere un lavoro di qualità, ma non può esimersi dal confrontarsi con i colleghi.
Se quindi penso che il terapeuta che lavora in autonomia nel suo studio possa svolgere un lavoro eccellente, penso anche che terapeuti che non si confrontano con altri colleghi non possano svolgere un lavoro altrettanto eccellente. Il tipo di lavoro che io ho scelto sia di condurre, sia poi di costruire negli anni, è quello che io sento essere più calzante su di me. Questo non vuol dire che altri terapeuti non possono essere a loro agio nello svolgere un lavoro diverso. Il lavoro diventa però di qualità inferiore quando non viene svolta una formazione, un aggiornamento costante soprattutto nella pratica clinica che c’è nella conduzione della psicoterapia, quando si rinuncia a elementi fondamentali come l’intervisione e supervisione o in termini più ampi di formazione e confronto costante con i colleghi.