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Quanto dura la psicoterapia: i fattori da considerare

La domanda iniziale: un quesito legittimo e complesso

“Dottore, quanto durerà la mia terapia?”

Questa è una domanda importantissima, del tutto legittima da parte del paziente. Spesso viene posta nei primissimi momenti della terapia: c’è chi la chiede già al telefono, durante la prima chiamata per fissare l’appuntamento, e chi preferisce farlo al primo incontro di persona.

Si tratta di una domanda da un milione di dollari, ma anche di una questione complessa. La risposta, infatti, richiede un’indagine approfondita da parte dello psicologo e una comprensione chiara del caso.

Quando un paziente formula questa domanda, può suonare più o meno così:

“Dottore, ora che si è fatto un’idea, può dirmi quanto potrebbe durare il percorso?”

Ed è a questo punto che lo psicologo si trova a dover dare una risposta il più possibile chiara e realistica.

Perché non è possibile dare subito una risposta precisa?

La mia risposta iniziale è spesso:

“Non lo so… o meglio, non lo so ancora.”

Non si tratta di un’incertezza generica, ma di un’informazione che necessita di dati concreti per essere formulata. Per poter rispondere con un minimo di precisione, è fondamentale raccogliere una serie di informazioni nei primi colloqui.

Non è un semplice “non lo so”, ma un:

“Te lo dirò alla fine della fase di consultazione, dopo tre o quattro incontri, quando avrò una visione più chiara della situazione.”

Durante questi primi colloqui, infatti, lo psicologo raccoglie elementi chiave che gli permettono di formulare una previsione. Questa previsione è fondamentale non solo per orientare il paziente, ma anche per costruire un’alleanza terapeutica solida, elemento cruciale per il successo del percorso.

I due fattori chiave che influenzano la durata della terapia

La durata della terapia dipende essenzialmente da due macro-fattori:

  1. Il problema o sintomo che porta il paziente in terapia.
  2. Le caratteristiche personali del paziente.

Questi due elementi devono essere analizzati in profondità per poter formulare una stima realistica della durata del percorso.

1. Il sintomo o problema presentato dal paziente

La natura del problema per cui la persona arriva in terapia è il primo elemento da valutare. Alcuni sintomi possono essere trattati in tempi relativamente brevi, mentre altri richiedono un percorso più lungo e articolato.

Ad esempio, in linea generale:

  • Disturbi d’ansia → Tendono ad essere trattabili in tempi più brevi.
  • Disturbi depressivi → Richiedono spesso un percorso più lungo e strutturato.
  • Problematiche esistenziali o di identità → Possono avere durate molto variabili in base alla profondità del disagio.

Oltre alla tipologia del sintomo, ci sono altri aspetti da considerare:

  • Intensità del sintomo → Quanto è forte il disagio percepito?
  • Durata del sintomo → Da quanto tempo il paziente convive con il problema?
  • Cronicizzazione → Il sintomo è recente o persiste da anni?
  • Oscillazioni del sintomo → Il problema è stabile nel tempo o ha variazioni significative?

Tutti questi fattori incidono direttamente sulla durata della terapia e sulla possibilità di ottenere miglioramenti in tempi più o meno rapidi.

2. Le caratteristiche personali del paziente

L’altro elemento chiave è il paziente stesso. Ogni persona porta con sé non solo il sintomo, ma anche un insieme di caratteristiche che influenzano il percorso terapeutico.

Tra gli aspetti più rilevanti troviamo:

  • Valori personali → Quali sono le convinzioni profonde che guidano il paziente?
  • Modalità di ragionamento → È una persona riflessiva, impulsiva, analitica?
  • Personalità → Quanto è predisposto al cambiamento e all’introspezione?
  • Approccio al problema → Il paziente è aperto al confronto o ha resistenze al cambiamento?
  • Significato attribuito al sintomo → Il problema è visto come un ostacolo insormontabile o come una sfida da affrontare?
  • Risorse personali → Quali strumenti interni ed esterni ha a disposizione per affrontare il percorso?
  • Leve motivazionali → Quali elementi possono essere utilizzati per stimolare il cambiamento?

Ogni terapia è unica perché ogni paziente è unico. Due persone con lo stesso sintomo possono avere percorsi completamente diversi a seconda delle loro caratteristiche personali e delle risorse di cui dispongono.

Perché è importante fornire una stima della durata della terapia?

Molti pazienti hanno bisogno di sapere indicativamente quanto potrebbe durare il percorso, e questa esigenza è comprensibile. Quando ci si affida a un professionista, indipendentemente dalla specializzazione (che sia uno psicologo, un ortopedico o un altro medico), si desidera avere un’idea della durata del trattamento.

Tuttavia, per fornire un’indicazione chiara e realistica, lo psicologo deve prima raccogliere e analizzare le informazioni necessarie. Solo dopo un’attenta valutazione può dare al paziente una stima attendibile, basata su dati concreti.

Questa chiarezza è fondamentale per il successo della terapia: sapere cosa aspettarsi aiuta il paziente a sentirsi più sicuro e motivato ad affrontare il percorso.

Conclusione: la durata della terapia è variabile, ma prevedibile

Non esiste una durata fissa per la psicoterapia. Ogni percorso è influenzato da due fattori principali:

  1. Il tipo di problema o sintomo che il paziente porta in terapia.
  2. Le sue caratteristiche personali, risorse e modalità di funzionamento.

Dopo una fase iniziale di consultazione, lo psicologo è in grado di fornire una stima realistica della durata del trattamento. Questa previsione è un elemento essenziale per il buon andamento della terapia e per la costruzione di un’alleanza terapeutica efficace.

Sapere che la durata della terapia non è un’incognita assoluta, ma qualcosa che può essere valutato e previsto con metodo, aiuta i pazienti ad affrontare il percorso con maggiore consapevolezza e fiducia.

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