Se cerchi su Internet, su YouTube o dove preferisci, troverai sicuramente molti video su questo tema. Anzi, probabilmente uno o due li ho fatti anche io. Tutti ruotano attorno all’idea che il momento giusto per iniziare una terapia sia quello in cui ne senti il bisogno. In altre parole, il momento in cui inizi a percepire una difficoltà ti porterà a chiedere aiuto, oppure, osservando il beneficio che persone vicine a te hanno tratto da un percorso simile, potresti convincerti che è il caso di intraprenderlo.

Questi spunti sono sicuramente validi: le persone iniziano un percorso terapeutico perché sentono il bisogno di farlo. Tuttavia, è interessante chiedersi cosa si nasconde dietro questo bisogno. Quali meccanismi giustificano l’insorgere di queste emozioni, desideri e necessità? Che cosa porta una persona a dire: “Ok, ora cerco un professionista, lo contatto e vedo come farmi aiutare”?

Storia raccontata e storia vissuta

Secondo me, un punto fondamentale da comprendere è il divario tra storia raccontata e storia vissuta. È un tema che approfondisco anche in altri video sul canale, quindi, se ti interessa, ti invito a dare un’occhiata.

Per semplificare, esistono diversi tipi di narrazioni nella nostra mente, che danno significato alla nostra vita. Sappiamo tutti che la realtà non è tanto ciò che è, ma ciò che percepiamo e crediamo che sia. È come si sente spesso dire: “La vita non è ciò che ti accade, ma come reagisci a ciò che ti accade”.

Ognuno di noi ha una rappresentazione della realtà, una descrizione del mondo, una sorta di “manuale di istruzioni” personale. Alcune parti di questo manuale sono chiare, altre sono incomprensibili, altre ancora sembrano cancellate o illeggibili. Questa rappresentazione ci guida nel percepire quanto ci sentiamo capaci di affrontare determinate situazioni, contesti o vicende.

Che cos’è la storia raccontata?

Questa è la storia raccontata: ciò che pensiamo del mondo e il modo in cui lo rappresentiamo nella nostra mente. Quando invece il soggetto del nostro racconto siamo noi stessi, diventa evidente come ci costruiamo un’immagine di noi stessi, una narrazione personale che include i nostri valori, le nostre coerenze e incoerenze. Questa storia raccontata è l’insieme di ciò che crediamo di essere, come descriviamo i nostri comportamenti e le scelte che compiamo.

Che cos’è la storia vissuta?

Dall’altra parte c’è la storia vissuta, cioè ciò che accade concretamente nella nostra vita: quello che facciamo, sentiamo, viviamo in modo oggettivo. È ciò che si manifesta nei nostri pensieri, nelle nostre emozioni, nelle relazioni con gli altri.

Quando il divario tra la storia raccontata e quella vissuta si amplia, aumenta proporzionalmente anche il nostro bisogno di iniziare un percorso di terapia.

Quando il divario tra storia raccontata e vissuta diventa evidente

Ad esempio, un sintomo come gli attacchi di panico è un segnale chiaro che qualcosa non funziona. La storia raccontata dice: “Per me è importante stare bene, essere solare, affrontare serenamente certe situazioni”. Ma la storia vissuta dice: “L’attacco di panico mi blocca”. Questo scollamento ci porta a sentire l’urgenza di riallineare ciò che viviamo con ciò che raccontiamo di noi stessi al mondo.

Quando il problema è esistenziale

La situazione diventa più complessa quando il problema è di natura esistenziale. Prendiamo un esempio: hai sempre creduto che avresti avuto un matrimonio felice perché la famiglia è un valore fondamentale per te. Tuttavia, ti accorgi di provare attrazione per un’altra persona o senti che il rapporto di coppia non ti dà più l’appagamento di cui hai bisogno. Da un lato, c’è una storia raccontata che vede la famiglia come un punto fermo e rassicurante; dall’altro, c’è una storia vissuta fatta di conflitti, dubbi, disagio o insoddisfazione. Anche in questo caso, il divario tra le due storie cresce, e con esso il desiderio di trovare un equilibrio.

Cosa fare quando il divario supera il limite di tolleranza

In situazioni come queste, potresti non avere un sintomo evidente, ma potresti trovarti davanti a un dilemma o un problema esistenziale. Ti chiedi quali siano i tuoi veri valori, quali direzioni seguire nella vita, e ti accorgi che un aiuto esterno potrebbe essere ciò che ti serve.

Conclusioni

In conclusione, è vero che si arriva in terapia quando si sente il bisogno di un supporto, quando qualcosa non funziona o quando ci si trova in difficoltà. Tuttavia, alla base di questa motivazione c’è spesso uno scollamento tra la storia raccontata (ciò che crediamo di essere) e la storia vissuta (ciò che sperimentiamo nella realtà). Quando questo divario supera un certo limite di tolleranza – che è diverso per ciascuno di noi – scatta il bisogno di chiedere aiuto.

Fammi sapere cosa ne pensi! Questo discorso ti ha aiutato a riflettere sulle ragioni per cui potresti iniziare un percorso di terapia?

A presto!

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