Come mai in terapia talvolta ci si trova a parlare di argomenti apparentemente lontani dal motivo della richiesta d’aiuto?
Per esempio una persona si rivolge ad un terapeuta per una consulenza psicologica o psicoterapeutica per curare la depressione e può trovarsi a parlare di argomenti come la sua famiglia d’origine piuttosto che la sua relazione di coppia, temi apparentemente lontani da quello portato.
Come già accennato la psicoterapia e i singoli colloqui che la compongono si muovono sempre su due livelli distinti. Da un lato c’è un primo livello, fatto di episodi, aneddoti, storie e informazioni e un secondo livello ovvero ciò che questi episodi, aneddoti, storie raccontano del paziente. Questi ci dicono come egli pensa, agisce, ragiona, quali sono i suoi valori e la sua personalità. Questo secondo livello risulta essere molto più importante perché è il target dell’intervento psicologico psicoterapeutico, ovvero ciò verso cui lo psicoterapeuta va a lavorare.
Come collegare questi due livelli alla domanda iniziale?
Il secondo livello, quello che racconta la personalità del paziente, non è direttamente narrabile ed esplicabile. Deve necessariamente essere raccontato attraverso elementi e informazioni pratiche e concrete, può essere elaborato solo attraverso la lente e le lenti che vengono fornite attraverso i racconti del primo livello.
Per poter comprendere a pieno il livello due d’intervento quindi il funzionamento, i valori, le regole attraverso cui il paziente agisce è fondamentale avere un ampio spettro di informazioni derivate dall’approfondimento di vari ambiti della vita del paziente come le relazioni, la famiglia, la famiglia d’origine le relazioni sociali.
È pertanto questo il motivo per cui spesso, oltre ad approfondire la motivazione principe che ha condotto un paziente a chiedere aiuto, si indagano aree di vita dello stesso che apparentemente sembrano distanti dal problema riportato ma che risultano essere fondamentali per la comprensione e l’aiuto.