Oggi facciamo qualche riflessione sullo svolgere la pratica di psicoterapeuta e uno degli aspetti che io personalmente avrei gradito che durante la formazione qualcuno mi esplicitasse. Questa è sicuramente una professione affascinante ma ciò di cui mi sono accorto, prima del completamento della mia formazione, ma di cui poi ho trovato conferma nella mia quotidianità, è che svolgere questo lavoro obbliga il terapeuta ad avere delle lenti particolarmente acute e precise che indossa per interpretare il mondo e la realtà.
Il problema sta nel fatto che queste lenti, utilizzate per aiutare i pazienti, difficilmente poi vengono dismesse e tolte una volta conclusa la giornata lavorativa. Ciò non significa che lo psicoterapeuta è quindi portato ad analizzare e interpretare tutto, il comportamento di amici, parenti, partner e figli poiché per farlo è necessario un contesto, un tema, una situazione specifica con altrettanto specifiche modalità.
Se la battuta “sei psicoterapeuta quindi mi analizzi” non fa ridere e lascia il tempo che trova è tuttavia vero che chi svolge questa professione ha sviluppato e sviluppa negli anni una interpretazione del mondo che è sempre basata sulle lenti che ha imparato ad indossare grazie alla formazione teorica, personale, il tirocinio e l’esperienza lavorativa, che portano lo psicoterapeuta ad avere delle interpretazioni sulla realtà, sul personale modo d’essere e di comportarsi e sulle situazioni di vita quotidiana.
Ciò che è importante sottolineare è che tale problema a mio avviso è invece una grande risorsa perché permette di avere a disposizione degli strumenti, per se stessi, per vivere meglio. Naturalmente questo porta con sé il rischio che, per alcuni, sia eccessivo, invadente e venga visto come una da eliminare, cosa ahimè impossibile. Per tale motivo ritengo anche che sia importante che questa possibilità venga esplicitata il prima possibile, per rendere psicologi e futuri psicoterapeuti consapevoli delle lenti e delle interpretazioni che faranno parte di loro per tutta la vita.