Perdonare e basta, dopo un tradimento, non serve assolutamente a nulla se non ad aumentare le probabilità che il tradimento si ripresenti e venga agito nuovamente dal partner. Spesso, in terapia e non, sento parlare di tradimento, perdono e non perdono di un tradimento, di come effettuarlo e con quali tempistiche.
Perdonare un tradimento, e basta, non è molto utile perché tendenzialmente frutto della razionalità e non delle emozioni. Mi capita spesso di sentire “mio marito\moglie mi ha tradito\a, l’ho perdonato, ma le cose vanno comunque male”. Approfondendo con la coppia in questione le tempistiche del tradimento stesso si comprende che è avvenuto poco tempo prima, motivo per cui è impossibile ci sia stato un reale perdono. Quest’ultimo è espressamente razionale poiché creato in funzione di un bilancio mentale dei pro e dei contro nel rompere la relazione.
Un perdono che non è attraversato dal dolore, dalla paura d’interrompere la relazione, non è un perdono reale perché eseguito di testa:
pancia (emozioni) e testa (razionalità) non sono allineati.
E’ sempre poco utile basarci sull’etichetta “è stato un errore” e da essa andare avanti, è fondamentale esprimere la forza di questo errore, il rischio, il dolore. Attraversandoli infatti permettono di raggiungere davvero il perdono.
Il perdono razionale viene spesso tenuto lontano poichè temuto, è in un angolino nella stanza, fa paura, poichè indica espressamente che c’è della sabbia sotto il tappeto ed è un’incognita l’esito qualora si affrontasse il tema nascosto.
Il perdono che si prende tempo e attraversa il dolore sarà ricordato come un momento di ricostruzione della coppia, poiché è passato attraverso le montagne russe della fatica e ha permesso alla coppia una nuova composizione.