“Dottore come faccio a capire se sono pronto o pronta ad una relazione, se sono pronto o pronta ad aprirmi all’altro?”

Allora, non è una domanda semplice e non lo è nemmeno la risposta. E siccome vorrei evitare tutte quelle cose pseudo-Zen o filosofiche, tipo “apriti al mondo che il mondo si apre a te” e via discorrendo, provo a scomporre alcuni elementi del nostro comportamento, della nostra personalità, del nostro modo di vivere e leggere il mondo che abitiamo per provare a rispondere. E provo a farlo per punti così da evitare di perdermi nelle pieghe della riflessione, del pensiero e del linguaggio.
Ho individuato cinque punti che, secondo me, sono abbastanza rappresentativi ed esaustivi della domanda “sono pronto/a ad aprirmi ad una relazione?”. Come faccio a capirlo?

Punto Numero Uno: Emozioni e Desideri
Partiamo da qui perché sembra una cosa apparentemente semplice, ma non lo è. È scontato che per aprirsi ad una relazione e trovare un partner lo si debba volere, ma è estremamente difficile capire effettivamente se lo vogliamo e come farlo capire agli altri, come in qualche modo renderci disponibili, appetibili e interessanti per qualcuno. E per rispondere a questa domanda dobbiamo partire dal guardare dentro di noi, ossia provare a chiederci: “Bene, inizio a trovare delle persone interessanti? Inizio ad avere dei pensieri e delle fantasie sul poter avere qualcuno accanto? C’è quel tratto di quella persona che in qualche modo mi solletica un interesse diverso?”. Magari quella non è la persona che fa per me, magari quella persona per me non è attraente, però già mi dico: “Ok, questa è una caratteristica che è per me importante e che nel mio partner vorrei trovare”. Questo ci permette di capire che in qualche modo stiamo fantasticando, stiamo proiettando la nostra immaginazione, la nostra fantasia e il nostro pensiero sul combinare con qualcuno.

Punto Numero Due: Tempo e Impegno
Impegnarsi in una relazione significa costruire e progettare qualcosa con qualcuno. Quello che solitamente vedo è che, se da un lato c’è la volontà (quindi magari il punto uno è soddisfatto), il punto due è soddisfatto solo sulla teoria, sulla carta, non nella pratica. Ad esempio, se lavoro dalle 8:00 del mattino a mezzanotte perché sono un carrierista e voglio assolutamente fare carriera, e il mio obiettivo è solamente quello, da un lato posso dire “Sì, voglio una relazione. Sì, sono pronto/a ad una relazione”, però devo essere anche pronto/a a fare dei sacrifici, a organizzare il mio tempo, a cambiare la mia quotidianità e la mia agenda in funzione di liberare lo spazio. “Sì, ma poi quando arriverà la relazione sicuramente mi organizzerò”, oppure “il mio partner o la mia partner dovrà capire inevitabilmente che per me questa cosa è importante”, vero ma attenzione perché una relazione è anche da vivere.

Ci sono tante persone (questo lo vedo anche in coppie) che hanno organizzato bene il tempo, ad esempio hanno deciso che ci sono dei momenti specifici in cui vedersi. Facciamo un esempio: lui è via spesso per lavoro, è a casa solamente il weekend, lei fa dei viaggi di lavoro ma non sono impegnativi come i suoi. Comunque il weekend è il loro momento. Questa cosa avviene anche tra tante coppie bene organizzate. L’arrivo di un figlio, però, cambia tutto perché poi ovviamente iniziano le fatiche enormi: magari lei si deve prendere maggiormente carico del figlio, lui torna a casa e fa il papà splendido ma solamente due giorni alla settimana. In questi casi, per esempio, manca proprio un tempo oggettivo di condivisione, di costruzione della relazione, un tempo per poter coltivare l’emotività, la sintonia e progettare il futuro.

Punto Numero Tre: Autonomia
Ovvero, sono capace e convinto di essere capace di star bene anche senza una relazione, cioè di essere autonomo e indipendente? So starmene in piedi sulle mie gambe o necessito di qualcuno per poter stare in piedi, necessito di qualcuno a cui appoggiarmi per sentirmi completo? Questo è un altro fattore importante, perché se la risposta è la seconda, cioè “necessito di qualcuno perché questo qualcuno deve necessariamente completarmi, perché io da solo non riesco, non sono in grado”, allora forse, più che cercare una relazione, dobbiamo cercare di capire noi stessi. E, avendo capito noi stessi, poi muoverci verso l’apertura ad una relazione. Anche questo sembra scontato, ma non lo è. Ci sono un sacco di persone che magari in una relazione si sentono capaci, si sentono appagati, ma si sentono completamente incapaci di poter stare con loro stessi o di essere autonomi. Quindi, al di fuori della relazione, essere autonomi, rendersi capaci, renderci adulti, è qualcosa di fondamentale per poter vivere appieno poi la relazione sentimentale.

Punto Numero Quattro: Passato e Apprendimenti
Questa è una cosa importantissima, ovvero: cosa ho capito dal mio passato, dalle mie relazioni precedenti, che mi permette ora, oggi, di sentirmi pronto o pronta a vivere nuovamente una relazione e a viverla al meglio? Ovvero, sono conscio di quali sono gli errori che non devo più commettere, di quali sono le caratteristiche che sto cercando nell’altro? Molte volte si scappa da una relazione o si interrompe una relazione e ci si butta immediatamente in un’altra senza il tempo di poter capire cosa questa relazione ci ha insegnato. È vero che sbagliando si impara, come si dice, ma è ancora più giusto dire “imparando si impara”. Posso commettere un errore, posso vivere una delusione, posso essere dispiaciuto/a, soffrire per la fine di una relazione o perché magari quella relazione non si è rivelata ciò che io desideravo. Bene, però quanto tempo poi spendo per capire che cosa questa relazione mi ha insegnato? Perché passare subito ad un’altra relazione o non mettere a frutto ciò che la relazione precedente mi ha insegnato è un grave rischio che faccio correre alla relazione successiva, alla relazione futura alla quale invece mi sento pronto ad aprirmi.

Punto Numero Cinque: Comunicazione e Connessione
Ovvero, mi sento capace di far capire all’altro i miei desideri, i miei pensieri, ciò che sento, ciò che provo? Voglio mostrarmi all’altro? Perché molte persone dicono: “Io sono pronto/a alla relazione, mi sento carico/a, capace, anzi sono proprio alla ricerca di qualcuno”. Bene, ma è questo qualcuno che ti deve in qualche modo stanare, scovare, tirare fuori per le orecchie dal buco in cui ti sei rintanato, o tu sei pronto a farti conoscere, a iniziare a mostrare una parte di te? Ovviamente non è che una persona può raccontare tutto subito, però sei pronto/a a farti conoscere, a spendere del tempo di tua iniziativa per provare a far capire all’altro chi sei? Perché anche in questo caso molte relazioni iniziano perché qualcuno insiste e qualcuno piano piano si concede, si fa scoprire, no? Piano piano. Ok, però che segnali do all’altro? Che cosa sono disposto/a a comunicare di me? Che parte di me voglio far vedere? Quale penso possa essere la parte che in questo momento della vita mi rappresenta e che quindi è per me importante mostrare all’altro?</p>

Ora, come ho detto all’inizio di questo articolo, potremmo probabilmente parlare tantissimo, aprire tutta un’altra serie di argomenti. Da questo elenco si aprirebbero altre riflessioni, questo è un piccolo spaccato che vuole evitare il pensiero Zen, quello necessariamente positivo o anche un po’ fatalista, ma provare a ragionare un po’ più su qualcosa di concreto, di pratico che poi ci troviamo a vivere nella vita di tutti i giorni. Questi elementi, queste aree della nostra vita sono presenti di fatto in qualunque ambito di interesse: anche il lavoro, le relazioni familiari, quelle amicali, ecc.

Fammi sapere cosa ne pensi, scrivilo nei commenti. Dimmi se qualcosa ti è stato utile o se hai scoperto qualcos’altro. Cosa è stato utile per te, ad esempio, nel riaprirti ad una relazione o per capire se eri pronto o pronta ad iniziare una nuova relazione. A presto!

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