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Cosa succede dopo la dipendenza affettiva

Facciamo un ragionamento un po’ diverso, in cui cerchiamo di riflettere su che cosa avviene dopo, una volta che la dipendenza affettiva è stata superata. Questo titolo, ovviamente, suggerisce una risposta implicita, ovvero:

“Ma dottore, è possibile superare la dipendenza affettiva? Riuscirò davvero ad uscirne? Ci sono casi di successo in cui la dipendenza affettiva è stata affrontata e risolta?”

Sì, ovviamente sì. Però diciamo che possono esserci degli strascichi, delle conseguenze, delle considerazioni che vale la pena fare.

Cos’è la dipendenza affettiva: una nuova forma di dipendenza

La dipendenza affettiva, di fatto, è una nuova dipendenza, una dipendenza esattamente come quella da internet, dallo shopping, dal sesso, ecc. È una dipendenza non da sostanza, a differenza, ad esempio, dell’alcol o delle droghe. È quindi una dipendenza con tutte le caratteristiche tipiche, ma senza una sostanza esterna.

Cosa accade dopo aver superato la dipendenza affettiva

Una volta che la persona si rende conto di avere una difficoltà legata alla dipendenza affettiva, da sola o con l’aiuto di un terapeuta, affronta questo percorso e risolve il problema. Ma quello che succede dopo è, secondo me, ciò che differenzia in maniera sostanziale la dipendenza affettiva dalle altre dipendenze, o quantomeno da come viene solitamente trattata.

Ipersensibilità e paura di ricadere

Provo a spiegarmi: molto spesso chi ha sofferto di dipendenza affettiva, una volta che ne è uscito, diventa molto critico, molto attento, con le “antenne dritte”, capace di captare con estrema sensibilità i potenziali rischi.

Che cosa vuol dire? Facciamo un esempio: una donna che è stata per anni in una situazione di dipendenza affettiva, ad un certo punto affronta un percorso, ne esce, interrompe la relazione. Poi, però, sceglie di non fidanzarsi più; oppure sceglie di avere relazioni che non siano troppo impegnative o troppo veloci. Perché? Perché è diventata molto sensibile a eventuali segnali di rischio. Essendo rimasta “scottata”, fa molta attenzione — giustamente — a non ricadere in dinamiche così dolorose.

Così facendo, protegge il suo presente e il suo futuro. Magari incontra anche una nuova persona, ma sceglie di andarci con i piedi di piombo. Magari rifiuta la convivenza, decide di preservare spazi per la propria autonomia, ecc. Oppure decide di non voler più nessuno, concentrandosi su amici, lavoro, passioni. Vuole magari un compagno, ma non un partner, non un fidanzato. Qualcuno con cui passare del tempo, ma senza più fantasticare su matrimonio o figli.

Autonomia riconquistata: nuova libertà o nuova gabbia?

Faccio degli esempi: non è che ogni superamento della dipendenza affettiva porti a questo. Tutt’altro. Però è un comportamento che spesso si nota.

Da un lato, la persona ha finalmente riconquistato autonomia e individualità e ne è giustamente gelosa. Il rischio, però, è che si vada all’opposto: diventare così attenti, così protettivi della propria libertà, da non permettersi più di aprirsi a una relazione.

Questo diventa un vincolo. Perché se da un lato è giusto proteggersi, ascoltare i propri bisogni e metterli al primo posto, il problema è che si rischia di passare da un estremo all’altro: dalla totale dipendenza alla ricerca esasperata di autonomia, che può impedire di perdersi (in senso positivo) in una nuova relazione.

Così facendo, non si riesce più a vivere con serenità una nuova connessione affettiva. Non sto dicendo che succede sempre, ma è un rischio concreto.

Trattare la dipendenza affettiva come una dipendenza da sostanza è un errore?

Questo accade anche perché la dipendenza affettiva viene spesso trattata come una qualsiasi altra dipendenza. Faccio un esempio: se una persona è alcolista, una parte fondamentale della cura è smettere di bere, e continuare a non bere. Rimuovendo la sostanza, si può vivere tranquillamente.

Ma con la dipendenza affettiva, come si fa a “rimuovere” le relazioni dalla propria vita? Le relazioni sono tutte tossiche? Sono tutte rischiose come una sostanza?

Come si può curare una dipendenza chiedendo alla persona di non vivere più ciò che l’ha fatta soffrire? Questo approccio è fuorviante. Se per superare la dipendenza affettiva l’unica strategia è quella di stare lontani dalle relazioni, siamo davvero usciti dal problema? O abbiamo solo imparato strategie difensive che ci tengono lontani da un dolore, ma potenzialmente ci rinchiudono in un altro tipo di prigione?

Non siamo liberi, siamo solo vincolati in un’altra forma. Abbiamo semplicemente scelto di combattere un’altra battaglia, ma sempre all’interno di un sistema limitante.

La vera libertà dopo la dipendenza affettiva

Secondo me, su questo tema non si riflette abbastanza. È facile capire cos’è la dipendenza affettiva. È più difficile capirne le cause. Ancora più difficile è uscirne. E ancora più difficile è essere effettivamente liberi, per davvero.

Perché uscire dalla dipendenza affettiva non vuol dire diventare critici verso ogni tipo di relazione, ma essere abbastanza sereni e sicuri da potersi riperdere, con fiducia, in una nuova relazione. Altrimenti, se questo non è possibile, forse non siamo davvero usciti dalla dipendenza. Abbiamo solo spostato il problema da un polo all’altro. E questo, ovviamente, diventa un rischio per la nostra libertà, perché non fa che cambiare forma alla gabbia, ma gabbia rimane.

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