Che cos’è il tradimento?
È possibile comprenderlo, affrontarlo e superarlo?
È possibile evitarlo?
Queste sono le domande alle quali cerco di dare una risposta in questo libro.
Il tradimento del patto non è all’origine di un problema nella coppia: ne è la conseguenza. È un grido volto a denunciare un disagio, un grido che, una volta emerso, mette in discussione tutto.
L’evento del tradimento è come un deserto da attraversare. L’unica possibilità è quella di avventurarsi, sperando di sopravvivere entrambi.
Dall’altra parte del deserto, la coppia che è partita, se avrà trovato in sé le risorse per attraversarlo, sarà sicuramente cambiata.
Dalla Prefazione
Due amanti vivono uno nello sguardo dell’altro e, grazie a questo, conoscono sé stessi sempre più a fondo. Ecco perché il tradimento e l’inganno colpiscono in profondità come un colpo di pistola.
Andiamo in frantumi noi, vai in frantumi tu, vado in frantumi io.
Né noi, né tu, né io, saremo più riconoscibili in quello che eravamo fino a ieri.
Ma che cos’è il tradimento?
È possibile comprenderlo, affrontarlo e superarlo? È possibile evitarlo?
Nei diversi luoghi del mondo e con il succedersi dei diversi momenti storici, mutano i valori principali attorno a cui ruotano le vite delle persone e il sentire generale connesso a questi valori.
L’autore, innanzitutto, situa il tradimento nel contesto spaziale e temporale odierno. Ciò che significa oggi un tradimento non è ciò che significava in altri tempi, così come ciò che oggi significa il tradimento in questa parte di mondo, non è valido necessariamente in tutte le altre zone del Pianeta.
Oggi, nel nostro contesto culturale, per tradire è necessario che sia stato stabilito un patto di fedeltà.
Zygmunt Bauman ci ha descritto la società odierna come una società “liquida”, una società che si nutre di consumo e in cui tutto è di conseguenza percepito come merce, esseri umani compresi.
Ci si appaga transitoriamente di oggetti del desiderio che in breve risultano obsoleti, spingendoci a passare bulimicamente da un consumo all’altro.
Fame bulimica che coinvolge anche l’essere umano, sempre più coinvolto in relazioni usa-e-getta. Un patto di fedeltà, quello di coppia – forse l’ultimo punto fisso all’interno di una realtà sempre più fluida e impermanente – che spesso sembra valere solo per l’altro.
Ma il tradimento del patto, come mette in luce Radavelli, non è all’origine di un problema nella coppia: ne è la conseguenza. È un grido volto a denunciare un disagio, un grido che, una volta emerso, mette in discussione tutto. Non di rado, il tradimento è un atto di guerra mal indirizzato.
Capita che siano le famiglie d’origine a rendere difficoltoso lo svincolo dei figli, costringendoli in qualche modo a tenere un piede a casa e rendendo di conseguenza incompleta la formazione del nuovo nucleo familiare. Questa saldatura incompiuta può generare una lenta deriva che progressivamente allontana i membri della coppia.
Il nemico diventa l’amato, perché non combattere l’amato significa combattere la propria famiglia d’origine e non sempre questo è un cammino praticabile. Il tradimento può quindi essere un atto di guerra, ma, appunto, mal indirizzato: la guerra non è all’interno della coppia, ma all’esterno.
La coppia si trova davanti alla sfida di ritrovare, o trovare per la prima volta, quell’alleanza necessaria a fare fronte comune per contrastare le spinte esterne.
Altre volte può essere il difficile attraversamento di fasi del ciclo di vita a creare un forte squilibrio. È possibile individuare diversi momenti topici nella vita di una coppia in cui questo accade: il matrimonio, la nascita dei figli, eventuali trasformazioni dello stato professionale e altre analoghe discontinuità nel racconto di coppia.
Al di là del fatto che tali trasformazioni siano o meno auspicabili, all’interno delle nuove condizioni, uno dei partner può trovare quell’abito che è la coppia, che fino a poco prima calzava a pennello sulla propria identità, spesso esaltandola, farsi improvvisamente stretto e scomodo.
Uno stato che può spingere a provare il tutto per tutto e tentare uno strappo: o l’abito prenderà la forma e si aggiusterà addosso, o si strapperà e ce ne si potrà liberare. E quello strappo può assumere la forma di un tradimento. In questo senso il tradimento ha sempre una valenza comunicativa.
In una realtà relazionale complessa, in incessante equilibrio dinamico tra spinte che agiscono simultaneamente su diversi livelli, ogni comportamento è fondamentalmente diretto a ripristinare un equilibrio che ha perso il suo baricentro. Azioni estreme, spesso, sono il tentativo inconsapevole di salvare tutto e tutti in condizioni di forte squilibrio.
A volte, il movimento scomposto permette di trovare un nuovo equilibrio su cui fare affidamento, altre volte no, e tutto crolla irrimediabilmente. Radavelli ci accompagna poi, a conoscere i diversi attori del tradimento. È facile avere compassione del tradito, se la merita.
Meno facile è avere compassione per il traditore, ma anch’esso ha bisogno di sentirsi riconosciuto nel proprio dolore, nonostante lo abbia urlato nel modo più distruttivo. Inoltre spesso ci si dimentica dell’amante, la persona che il più delle volte ne esce perdente, privato dell’illusione di un futuro a cui si aggrappava e costretta a fare i conti con il vuoto che si viene a creare nella sua vita.
Il supplizio dell’amante è quello di restare in pausa e a disposizione dell’amato per approfittare di ogni ritaglio di tempo rubato alla quotidianità, una condizione che frequentemente coincide con l’essere incatenato a una storia irrealizzabile, immobilizzato mentre vede partire tutti i treni a sua disposizione.
Perché l’amante è il terzo, il comprimario di un problema situato innanzitutto all’interno della coppia, e spesso risulta sacrificabile.
Tra le pagine di questo libro, non emerge mai un giudizio morale sul tradito o sul traditore, ma non per questo viene assolto e giustificato l’atto distruttivo del tradimento.
È invece cercata una lettura delle posizioni scomode e dolorose di tradito e traditore, all’interno di una dinamica complessa che coinvolge l’intera coppia al fine di fornire degli spunti per comprendere ciò che sia successo, per trasformare un dramma in una risorsa per il futuro.
Solo provando a capire ciò che, nella narrazione di coppia, abbia portato a sperimentare tanta sofferenza da metterla a rischio di vita, risulta possibile aprire la strada alla costruzione di un racconto diverso che permetta un esito differente.
L’alternativa al prendersi cura di quegli squilibri di fondo, è quella di vedere il ripetersi della storia in una spirale in cui, a ogni ciclo, risulterà più difficile andare a colmare le fratture aperte.
Non c’è un modo giusto o uno sbagliato per stare insieme. Ogni coppia ha il proprio equilibrio e, finché questo non diventa causa di sofferenza per i partner, non c’è motivo per cui questi debbano occuparsene.
Il problema, infatti, non è il tradimento in sé: ci sono coppie che riescono a vivere nel tradimento reciproco e che, anzi, ne fanno la loro cifra. Le coppie che accedono allo studio di terapia sono quelle coppie che non riescono a integrare l’evento nella propria percezione di sé, coppie per le quali il tradimento rappresenta una frattura che rischia di essere senza ritorno.
L’accesso a un percorso di terapia di coppia è sempre indice del desiderio profondo di mantenere viva la coppia, nonostante le emozioni generate dal tradimento, il confronto con i propri valori e con ciò che si è sempre pensato di sé e dell’altro, sembrino renderlo inconcepibile.
L’impossibilità di continuare a stare con qualcuno e, al tempo stesso, l’impossibilità di non starci più. Questo perché, come dice Radavelli, l’unica strada per cominciare a superare il tradimento è quella di passare per la morte della vecchia coppia.
Il tradimento è un evento senza ritorno: dopo essere venuto alla luce, la coppia che ne è vittima non sarà più come prima. Quella coppia è finita, quella che deve proseguire è una nuova coppia, diversa da quella precedente nonostante sia composta dalle stesse persone.
La possibilità di rinascere come coppia, dopo un tradimento, è legata alla capacità della coppia di evolvere, cambiare; capacità di evolvere che è in sé un indicatore della vitalità della coppia.
Dopo un tradimento si rimane orfani dell’immagine che si aveva di sé e di quella che si aveva del partner.
Eppure qualcosa di profondo sembra legare ancora il tradito e il traditore, altrimenti non avremmo a che fare con un dilemma irrisolvibile.
L’evento del tradimento è come un deserto da attraversare. L’unica possibilità è quella di avventurarsi, sperando di sopravvivere entrambi.
Dall’altra parte del deserto, la coppia che è partita, se avrà trovato in sé le risorse per attraversarlo, sarà sicuramente cambiata.
Ma si tratta di un viaggio faticoso e, se non si è disposti a trasformarsi, può essere che sia meglio non partire neanche.
La coppia, però, non deve cadere nell’illusione che possa restare da questa parte del deserto come se niente fosse: da questa parte del deserto non potrà fare altro che vivere all’infinito quell’incubo, sprofondando sempre più in basso nel proprio Inferno personale. In definitiva, questo che tenete in mano è un libro sul dolore.
Il dolore di chi non si sente riconosciuto nella sua identità all’interno della coppia, rendendosi attore di un capriccioso atto distruttivo potenzialmente in grado di annichilire l’esistenza stessa di quel luogo relazionale che partecipa alla creazione stessa della propria identità, e di chi si vede strappare via con violenza improvvisa tutto ciò che sapeva del suo essere e del racconto di sé in cui lo coltivava.
Quello scritto da Radavelli è un libro dal taglio divulgativo, diretto al grande pubblico, ma che tra le righe contiene ottimi spunti clinici che gli addetti ai lavori troveranno particolarmente spendibili nella pratica professionale.
L’interlocutore principale dell’autore è qui la persona che può trovare in queste pagine chiavi di lettura utili a riflettere, comprendere e affrontare una catastrofe, nonché a leggere per tempo i segnali utili a scongiurare questa faticosa eventualità.
A livello clinico, il livello che racchiude i presupposti concettuali attorno a cui Radavelli sviluppa il suo ragionamento, il tradimento viene osservato da una prospettiva complessa che lo scompone in un’ottica multifattoriale, poggiando saldamente sulla teoria delle Polarità Semantiche Familiari proposta da Valeria Ugazio.
L’oggetto, alla fine della lettura, non è più “il tradimento”, ma “i tradimenti”, o forse, meglio, “ogni singolo tradimento”.
È raro il lodevole tentativo di rendere fruibile al grande pubblico un pensiero che abbia preso forma all’interno della teoria sistemica della mente, della quale è molto difficile parlare senza cadere in quello che suona come un linguaggio “da scienziati”, spesso comprensibile solo agli addetti ai lavori; è’ uno dei drammi della storia di questo pensiero, uno dei più suggestivi e luminosi del XX secolo, quello di non essere mai riuscito a diventare mainstream.
Per la teoria sistemica, nata sulla spinta della rivoluzione epistemologica operata da Albert Einstein con lo sviluppo della Teoria della Relatività agli inizi del ‘900, l’oggetto d’indagine non sono più gli esseri umani intesi come entità singole in movimento nell’ “ambiente” – concetto mutuato da quello di “spazio vuoto” della vecchia fisica newtoniana – bensì i processi che interconnettono le persone all’interno del contesto spazio-temporale.
Parlare “sistemico” fuori dalle nicchie di professionisti che ne masticano i punti di riferimento scientifici è quasi sempre stato percepito, dal grande pubblico, come l’espressione di un linguaggio alieno e strano, sicuramente curioso, ma troppo difficile da approcciare.
Radavelli sembra essere riuscito nella difficile impresa.