Formicolano le gambe, le mani, il battito del cuore accelera, si sente soffocare e la vista le si annebbia, sente caldo e freddo come quando si alza e si abbassa la pressione, una cosa quasi improvvisa, partita dalla gola e dallo stomaco. Si chiede: “Cosa ho? Cosa mi sta succedendo? Ho paura!”. Questa paura, questo pensiero, che mai più abbandonerà Alice, è ciò che racconta al terapeuta, dieci anni dopo aver avvertito per la prima volta queste sensazioni.  Lei ora ha 36 anni, ha il diploma superiore, è la seconda di tre figli ed è cresciuta con un padre rigido, con cui non ha un buon rapporto, ed una madre chiusa. Definita spesso “la disgraziata della famiglia”, esce di casa per andare a vivere da sola a ventitré anni.  

 

Al terapeuta, durante la sua prima seduta, racconta che un giorno, durante una discussione in macchina con l’ex fidanzato, improvvisamente si sente agitata e nervosa, dallo stomaco sente qualcosa di strano, il battito del cuore si accelera e le manca il respiro. Da quell’occasione le è rimasta la grossa paura di sperimentare nuovamente queste brutte sensazioni, il pensiero di riviverle l’accompagna nei giorni e nei mesi successivi. La protagonista non avverte più il malessere raccontato con così tanta intensità. Tuttavia, la paura di avere nuovamente le gambe formicolanti, il respiro affannoso e la sensazione di soffocamento la portano purtroppo a sperimentare spesso la brutta sensazione d’ansia.  Teme di star male, ha paura di restare per molto tempo in auto, oppure chiusa in un ascensore. Teme i vagoni dei treni perché chiusi e con poche vie d’uscita velocemente accessibili e l’aereo è tra le cose che la terrorizzano di più.

 

Alice per paura di rivivere l’ansia, cambia strada se vede che in lontananza c’è del traffico che le impedirebbe di scorrere agevolmente e non frequenta più i locali affollati in cui prima passava le giornate. Ha la paura atroce di rivivere ciò che ha vissuto in quella macchina, cerca in ogni occasione di trovare una via di fuga facile, veloce ed accessibile, che le consenta di scappare, correre, camminare, qualora l’ansia, che teme di rivivere, si presenti.

 

Alice ha anche paura che il mondo noti la sua ansia, teme che le si legga in viso il battito che accelera, lo stomaco che impazzisce, la sensazione di calore improvvisa.  Ora, dopo quelle sensazioni brutte, strane, paurose, a distanza di anni, ha cambiato la sua vita: non va in vacanza in luoghi lontani perché non riesce a prendere l’aereo, non sale ai piani più alti degli edifici, soffre di vertigini e l’ascensore è un nemico sempre in agguato.

 

Alice vorrebbe andare a convivere con il fidanzato ma l’assale il timore che quest’ultimo noti che le sue paure possano condizionare la loro vita insieme. Ha paura che qualora in futuro dovessero sposarsi, nel momento del sì, lei debba scappare in preda all’ansia. Si sente infatti limitata perché costretta a cercare in ogni luogo vissuto una possibile via di fuga per poterlo vivere al meglio.  Alice racconta quindi al fidanzato delle sue paure e il suo interesse nel contattare uno specialista per potersi confrontare. Tuttavia è consapevole che a causa di ciò che la fa stare male non cercherà un contatto telefonico, motivo per cui il fidanzato si adopera a riguardo, cercandole il recapito di uno psicologo. 

 

Alice inizia quindi a raccontare ciò che 10 anni prima le ha cambiato la vita, ripercorre con lo psicologo le tappe più importanti, racconta dei genitori, dei fratelli e degli ex fidanzati. Piano piano diventa consapevole delle sensazioni e delle paure che la condizionano, cerca di comprendere ciò che prima evitava, scavando a fondo le motivazioni. Alice sa che è un percorso che richiede uno sforzo, sa che a volte starà male ed a volte apprezzerà i piccoli passi avanti. Ad oggi infatti, convinta d’intraprendere il suo percorso, si impegna ad affrontare il traffico per arrivare dal terapeuta. 

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