L’agorafobia è un disturbo clinico di natura ansiosa che, come suggerisce il nome, trova la sua origine del termine agorà (piazza in greco) e consiste nella paura non tanto di luoghi aperti, come può magari suggerire il termine, quanto di trovarsi in luoghi da cui è impossibile allontanarsi immediatamente o in cui è difficile, secondo la persona, poter ottenere aiuto nel caso di un attacco di panico.

Ma da dove deriva l’agorafobia? Quali sono i suoi catalizzatori, i fattori di rischio e le cause che la scatenano? Questo articolo si propone di rispondere a queste domande e di gettare luce su questo disturbo dell’ansia che, sebbene poco conosciuto, è più diffuso di quanto si possa pensare.

Cos’è l’agorafobia?

L’agorafobia è la paura di essere in situazioni o luoghi nei quali non vi è una facile via d’uscita e in cui non sia possibile avere aiuto nel caso in cui si sviluppi un’intensa ansia. Le situazioni vengono evitate, o possono essere vissute ma con notevole ansia. Circa il 30-50% delle persone con agorafobia ha anche disturbo di panico.

L’agorafobia senza disturbo di panico colpisce circa il 2% delle donne e l’1% degli uomini in un periodo di 12 mesi. Il picco di esordio è tra i 20 e i 25 anni; l’esordio dopo i 40 anni è raro. Le situazioni vengono evitate, o possono essere vissute ma con notevole ansia.

Esempi comuni di situazioni o luoghi che possano creare ansia, paura e sensazione di pericolo, comprendono il fare la fila in banca o alla cassa al centro commerciale, lo stare seduti al centro di una lunga fila di posti a teatro o a scuola e l’utilizzo dei trasporti pubblici, come un autobus o un aereo. Alcuni individui sviluppano l’agorafobia successivamente a un attacco di panico verificatosi in una tipica situazione agorafobica. Altri si sentono a disagio in una situazione del genere e possono non avere mai, o presentare solo in un secondo momento, degli attacchi di panico in quella circostanza. L’agorafobia interferisce spesso con il funzionamento e, se abbastanza grave, può spingere le persone all’isolamento.

La diagnosi

La diagnosi è basata clinicamente sui criteri del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition (DSM-5) ovvero il manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali.

Per soddisfare i criteri per la diagnosi del DSM-5, i pazienti devono percepire il sintomo dell’ansia o paura marcate e persistenti (almeno o più di 6 mesi) per almeno 2 (o più) delle seguenti situazioni:

  • Usare i mezzi pubblici
  • Trovarsi in spazi aperti (p. es., parcheggio, mercato)
  • Trovarsi in un luogo chiuso (p. es., negozi, teatro)
  • Fare la fila o trovarsi in mezzo alla folla
  • Trovarsi soli fuori casa

La paura deve coinvolgere pensieri come una possibile difficoltà nella fuga o che i pazienti non possano ricevere aiuto in caso fossero resi inabili dalla paura o da un attacco di panico. In aggiunta, tutti i seguenti punti devono essere presenti:

  • Le stesse situazioni innescano quasi sempre paura o ansia.
  • I soggetti evitano attivamente la situazione e/o richiedono la presenza di un compagno.
  • La paura o l’ansia sono sproporzionate rispetto alla minaccia reale
  • La paura, l’ansia, e/o l’elusione causano disagio significativo o compromettono significativamente il funzionamento sociale o lavorativo.

Agorafobia e Panico

Il panico, più specificatamente, consiste in uno stato d’intensa paura che raggiunge il suo picco nel giro di dieci minuti. Viene detto anche attacco di panico poiché è caratterizzato da una comparsa improvvisa, spesso inaspettata.

Nel corso di una crisi o attacco di panico, possono fare la loro comparsa sintomi fisici molto spiacevoli dovuti all’attivazione del sistema simpatico e pensieri catastrofici (paura di morire, di impazzire, svenire).

La parola panico ha origini greche, nello specifico nel “dio Pan”, mezzo uomo e mezzo caprone. Egli appariva improvvisamente sul cammino altrui, seminando terrore per poi scomparire velocemente. Chi lo incontrava restava in uno stato di impotenza, incapace di spiegare l’accaduto.

I sintomi fisici che si manifestano sono almeno quattro tra:

  • Palpitazioni
  • Sudorazione
  • Tremori
  • Dispnea
  • Sensazione di asfissia
  • Dolore al petto
  • Nausea
  • Sensazione di instabilità e sbandamento
  • Derealizzazione (la realtà esterna appare strana ed irreale) o Depersonalizzazione (avere la sensazione di essere staccati dal proprio corpo)
  • Sensazione di perdere il controllo, impazzire o morire
  • Parestesie (ad esempio, avvertire formicolii), brividi o vampate di calore.

L’agorafobia e il disturbo di panico sono due termini spesso usati in modo intercambiabile, ma non sono la stessa cosa. L’agorafobia è la paura di situazioni in cui la fuga può essere difficile o l’aiuto può non essere disponibile in caso di attacco di panico. Il disturbo di panico, invece, è caratterizzato da attacchi di panico improvvisi e inaspettati. Sebbene gli attacchi di panico possano verificarsi in chi soffre di agorafobia, non tutti i soggetti affetti da agorafobia manifestano panico. Al contrario, chi soffre di disturbo di panico può anche soffrire di agorafobia, ma non è una componente necessaria del disturbo.

Cause principali dell’agorafobia

Le cause esatte dell’agorafobia sono sconosciute. Tuttavia, i ricercatori credono che la malattia potrebbe essere correlata a una o più situazioni come:

  • fattori psicologici:

Come, per esempio, aver vissuto una situazione percepita traumatica.

  • predisposizione genetica

  • disturbi da panico

L’agorafobia può svilupparsi come il risultato di attacchi di panico verificatisi in luoghi precisi o in precise situazioni che da quel momento si tende ad evitare. Quando si sviluppa un disordine dovuto al panico, l’agorafobia spesso si manifesta nell’arco di un anno.

  • problemi di percezione dello spazio:

Si riscontrano collegamenti tra l’agorafobia e la percezione dello spazio. Alcune persone affette hanno poco equilibrio e poco senso dello spazio e ciò causa uno squilibrio e una necessità di affidarsi completamente ai segnali visivi. Questo potrebbe poi riversarsi in una persona con l’agorafobia in un senso di oppressione e disorientamento nei luoghi affollati.

Quali sono le condizioni che facilitano l’insorgenza dell’agorafobia e del panico?

La solitudine, la costrizione e gli spazi aperti e vasti sono tra i principali.

La ragione di questo va ricercata nel minimo comune denominatore di queste tre condizioni e, nello specifico, nella catastrofe temuta dagli agorafobici.

Quello che l’individuo affetto da agorafobia teme è la perdita di controllo e la percezione della perdita di sé come agente, come individuo in grado di autodeterminarsi e di prendere decisioni autonome. Questo timore sarebbe alla base dei timori di morte e di impazzimento riportate dai soggetti con disturbo di panico. E’ come se l’individuo si dicesse “non sono più io a comandare me stesso”.

La solitudine

Questa condizione è caratterizzata dall’assenza o dall’indisponibilità di figure di riferimento, significative per il soggetto. La loro assenza provoca nell’individuo agorafobico sensazioni di indebolimento del senso di sé. L’effetto rassicurante dell’accompagnatore “di fiducia”, deriva dalla funzione di riconoscimento reciproco e di rispecchiamento con un altro familiare. L’aspetto particolarmente temuto della solitudine è quindi l’assenza di familiarità, più che l’assenza di protezione.

La costrizione

Le situazioni costrittive sono valutate dall’agorafobico in termini di diminuzione della possibilità di esercitare la propria volontà e capacità di agire detta anche agentività. Con questo termine si fa riferimento sia alle situazioni fisicamente costrittive (es. stare ad un concerto colmo di persone, o in fila alla posta all’ora di punta), sia quelle “psicologicamente” tali, in cui ad esempio il potere è nelle mani dell’altro (come nel caso dell’aereo, in cui è il pilota a comandare il mezzo). Anche in questo caso il soggetto si focalizza su aspetti di riduzione della possibilità di esercitare la propria agentività e della capacità di autogestione.

Gli spazi aperti

Sono temuti per l’assenza di punti di riferimento di tipo percettivo (pensiamo ad una grande piazza dove, per centinaia di metri, non abbiamo nulla): questo facilità la comparsa di sensazioni di disorientamento.

Il soggetto agorafobico, prima di entrare nel disturbo, si percepiva come una persona forte e autonoma, capace di cavarsela da sola; dopo la comparsa e con l’aggravarsi dei sintomi spesso si vede e si definisce eccessivamente debole e spaventato da tutto. Questo può comportare una ripercussione negativa in termini di autostima, c’è talvolta la constatazione, da parte del soggetto, di essere maggiormente debole e dipendente dagli altri, di aver ridotto gli investimenti di vita, di sentirsi meno efficace e meno attivo, il che può comportare un’ulteriore abbattimento.

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