“Voglio volare da loro, da quegli uccelli reali; mi uccideranno con le loro beccate, perché io, così brutto, oso avvicinarmi a loro. Ma non mi importa! è meglio essere ucciso da loro che essere beccato dalle anatre, beccato dalle galline, preso a calci dalla ragazza che ha cura del pollaio, e soffrire tanto d’inverno!” E volò nell’acqua e nuotò verso quei magnifici cigni questi lo guardarono e si diressero verso di lui frullando le piume. «Uccidetemi!» esclamò il povero animale e abbassò la testa verso la superficie dell’acqua in attesa della morte, ma, che cosa vide in quell’acqua chiara? Vide sotto di sé la sua propria immagine: non era più il goffo uccello grigio scuro, brutto e sgraziato, era anche lui un cigno.”  Il brutto anatroccolo, Andersen.  

Tutti conosciamo la fiaba del brutto anatroccolo che è convinto di essere, appunto, brutto e comprende solo alla fine di essere un bel cigno. L’anatroccolo impara fin da piccolo a sentirsi inadeguato, cosa che gli modifica anche la visione riflessa di se stesso. Guardandosi non si vede per com’è veramente ma si vede, si sente, il brutto anatroccolo. Allo stesso modo alcune persone sminuendo i propri pregi e rinforzando l’immagine svalutante che hanno di loro stesse hanno imparato a vedersi brutte e si comportano di conseguenza a questa valutazione.

COME MAI ACCADE? QUALI SONO I MECCANISMI ALLA BASE? PERCHÉ UNA PERSONA APPRENDE E DISTORCE LA PROPRIA IMMAGINE?

Luca Saita, psicoterapeuta, attraverso il materiale clinico a sua disposizione analizza e approfondisce questi meccanismi proponendone una spiegazione. Egli evidenzia in particolare 3 meccanismi che interferiscono negativamente nella creazione della propria immagine.

Il primo meccanismo si nota quando per esempio una persona dice: “oggi hai proprio un aspetto orribile”, la persona in oggetto subisce quindi un attacco, diretto o indiretto, verso il proprio corpo. Il secondo meccanismo è evidenziato quando invece un individuo in modo del tutto inconsapevole attribuisce ad altri caratteristiche che non accetta di sé stesso: “Quel vestito ti ingrossa non mettertelo”. Nell’ultimo caso un meccanismo importante che influisce sull’apprendimento della propria immagine corporea sono le attribuzioni che gli altri fanno di noi, le etichette, positive o negative, che ci attribuiscono, per esempio “il nasone”. Sottoporre una persona a questi influssi negativi porta quasi inevitabilmente a vedersi da lenti distorte che possono a loro volta portare a brutte sensazioni di inadeguatezza.

La sensazione di essere inadeguati è spesso molto frustrante, ci si può sentire fuori luogo, di troppo, sbagliati, nei confronti delle persone che conosciamo, amiamo, ed anche verso chi incontriamo quotidianamente e che non consociamo.

COME REAGIRE?

Arrabbiandosi! La frustrazione favorisce l’insorgenza della rabbia, che spesso nel caso di una persona giudicante nei confronti di se stessa, è etero-diretta e rischia di favorire l’autodistruzione. Questa rabbia però può essere ascoltata e accolta, può essere compresa nel profondo ed utilizzata come energia positiva che non porti alla distruzione ma alla realizzazione di quanto si vale e di quanto sia ingiusto sentirsi sempre sbagliati. La rabbia è un’emozione preziosissima che se ben usata e calibrata, può favorire il rispetto per se stessi e l’affermazione dei propri bisogni e soprattutto dei propri desideri.

La fiaba del brutto anatroccolo è una storia che rappresenta l’importanza di non perdere se stessi cercando continuamente conferme dagli altri, soprattutto sul proprio valore. Spesso il senso di inadeguatezza può far si che il parare degli altri abbia un peso talmente grande nel determinare le nostre azioni e ancor prima i nostri pensieri che porta ad una completa dipendenza dal giudizio altrui.  Per questa ragione diventa importante aiutare la persona che non si accetta e tende ad ingigantire i propri difetti, fino, in alcuni casi, a non riuscire a condurre una vita gratificante, a prendere coscienza delle convinzioni erronee che sono alla base della percezione di sé, in modo da sottoporle ad un vaglio critico, riguadagnando un’immagine positiva.

“Il ghiaccio dev’essere rotto e l’anima tolta dal gelo. […] Fate come l’anatroccolo. Andate avanti, datevi da fare. […] In linea di massima ciò che si muove non congela. Muovetevi dunque, non smettete di muovervi.”  (C. Pinkola Estés). 

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