Quali sono le ripercussioni e risvolti di un’infanzia in cui si sono sperimentate esperienze di rifiuto di invisibilità. Quali sono i comportamenti che un adulto può assumere a seguito di un’infanzia di questo tipo? Com’è facile capire noi siamo non solo ciò che pensiamo ma anche ciò che viviamo. Quindi inevitabilmente vita, esperienze di vita e pensiero sono interconnessi tra loro e concorrono alla costituzione dei nostri agiti, dei nostri comportamenti e della nostra personalità. Oggi ci concentriamo sull’infanzia vissuta in maniera invisibile o caratterizzata da condizioni di rifiuto quindi dove la persona ha avuto la sensazione di non essere vista, ascoltata e di non essere stata apprezzata. Ci sono tantissimi esempi di storie in cui il conflitto tra i genitori ha reso un figlio invisibile, oppure storie di fratelli malati che richiedono molta attenzione facendo dimenticare la propria persona piuttosto che situazioni dove ci sono stati dei veri e propri abbandoni quindi dove la persona è stata abbandonata, rifiutata da uno o da entrambi i genitori o da altri membri della famiglia. I possibili risvolti nella vita adulta a mio avviso sono principalmente tre: il primo è legato ad una personalità dipendente, quindi una personalità che non si è mai realmente affermata e non è mai andata a strutturarsi in termini di bisogni e di capacità di mostrare i propri bisogni. Quindi generando una modalità particolarmente accondiscendente nei confronti dell’altro prevalentemente del partner o comunque degli altri significativi senza una vera e propria affermazione di sé, dei propri bisogni, quindi generando una modalità particolarmente accondiscendente nei confronti dell’altro. La seconda possibilità è che la persona sviluppi una qualche forma di sensazione e percezione di credito nei confronti degli altri, quindi si sente in diritto di chiedere, pretende che l’altro dimostri e che risponda alle richieste. Diventa quindi particolarmente richiestiva e delega all’altro la responsabilità di accogliere le proprie richieste. Questa situazione determina una delega all’altro rispetto la responsabilità del proprio comportamento: poiché tu non mi motivi, non fai abbastanza, non mi fai sentire come io vorrei, allora io non riesco. Questo lo si riscontra sia in ambiti relazionali che extra relazionali come l’ambiente lavorativo o universitario. Il terzo risvolto che riscontriamo è quello di mettere progressivamente in atto dei comportamenti potenzialmente a rischio in modo tale da cercare in una maniera estenuante di attivare finalmente quelle attenzioni che sono mancate durante l’infanzia. Si mettono in atto quindi comportamenti a rischio come l’utilizzo di sostanze, comportamenti quindi che sfiorano la patologia e fanno procrastinare la continua richiesta di attenzioni che non sono state ricevute che portano la persona ad alzare il tiro.