“Devo imparare a bastarmi”. Questa è una fase che sento spesso dire ai miei pazienti nel momento in cui si trovano ad affrontare la fine di una relazione; che sia un matrimonio decennale, piuttosto che una relazione di pochi mesi, in cui si è entrati alla stessa velocità con cui poi se ne esce.
Nel momento di disillusione, di tristezza, di rielaborazione del lutto è normale chiedersi “dove ho sbagliato?”, “che cosa potevo fare di diverso?”, “sarò mai capace di farmi scegliere da qualcuno?”, “sarò mai capace di trovare la persona giusta?”, “sarò mai capace di scegliere io a mia volta qualcuno?”.
Imparare a bastarsi è sicuramente importante, ma se viene letto in quest’ottica rischia di diventare un motto alla solitudine e alla tristezza, perché fa nascere il presupposto per cui “io non sarò mai in grado di trovare qualcuno e quindi, o imparo a bastarmi da solo, o altrimenti sarò costretto ad un futuro di infelicità”.
Imparare a bastarsi dal mio punto di vista è fondamentale per le relazioni, ma non nella misura in cui ci si preclude la possibilità di avere delle relazioni, bensì nella misura in cui si è consapevoli di poter stare in piedi da soli, si è consapevoli della propria forza, della propria autonomia e quindi al tempo stesso si diventa consapevoli di ciò che serve nell’altro per poter star bene.
Imparare a bastarsi non deve diventare un motto di solitudine, un motto che potenzialmente preclude la possibilità di avere delle relazioni, ma un motto che dà sicurezza all’idea che certamente si andranno a cercare delle relazioni, ma al tempo stesso, nel momento in cui queste non saranno soddisfacenti, si sa anche di poter stare in piedi da soli.
Imparare a bastarsi è fondamentale, ma solo nella misura in cui rende consapevoli di ciò di cui si ha bisogno di trovare nell’altro.