Gli stili di attaccamento

Gli stili di attaccamento

Per spiegare il significato del concetto di “Attaccamento” potremmo usare le parole del suo massimo esponente o, semplicemente, definirlo come ciò che si manifesta come in una spinta innata a cercare vicinanza con esseri della propria specie nel momento in cui sentiamo di vivere sentimenti di impotenza, paura, accudimento, necessità.

Le prime ricerche sull’attaccamento, di John Bowlby

Il suo massimo esponente, il più conosciuto, è lo psicologo John Bowlby, che ha sviluppato il concetto di teoria dell’attaccamento introducendo nella disciplina due concetti fondamentali:

  • il concetto di base sicura, individuato con la persona di riferimento, solitamente la madre per il neonato o per il bambino: quella specie di zona franca, di area certa, tranquilla, capace di far sentire protetti da una qualunque potenziale minaccia;
  • il concetto che attaccamento e dipendenza sono due cose completamente diverse: poiché l’attaccamento permette il successivo distacco, la dipendenza invece no.

Non è un caso se esistono numerose ricerche che hanno cercato, con anni di studio, di andare a definire gli stili e le tipologie di attaccamento. Non solo per cercare di comprendere la relazione diadica madre-bambino, ma anche le tipologie di relazioni future che da adulti andremo a sviluppare proprio a partire dallo stile di attaccamento infantile.

Mary Ainsworth, ricercatrice, è colei che, basandosi su una serie di esperimenti, ha per prima individuato tre diversi stili di attaccamento: un attaccamento sicuro, un attaccamento insicuro ambivalente ed un attaccamento insicuro evitante.

All’interno del suo esperimento più famoso (Strange Situation) Ainsworth è andata a analizzare quali sono i comportamenti messi in atto al momento del distacco e nel successivo ricongiungimento tra la mamma ed il bambino.

Si è accorta che i bambini definiti con un attaccamento sicuro si lamentano nel momento in cui c’è il distacco, cioè quando la mamma esce dalla stanza, ed erano, di conseguenza, consolabili solo nel momento in cui la mamma rientrava nello spazio interessato. Possiamo elencarne due in particolare:

  • L’attaccamento di tipo insicuro ambivalente prevede una grande disperazione del bambino al momento in cui la mamma si allontana, causando un grande ostacolo per la serenità del bambino nel momento in cui la stessa mamma si avvicina in un secondo momento.
  • L’attaccamento di tipo insicuro evitante è caratterizzato da un apparente disinteresse nel momento in cui la mamma si allontana e un altrettanto disinteresse nel momento in cui la mamma torna.

Queste teorie sono state confermate nel tempo?

Sebbene queste teorizzazioni siano iniziate negli anni ’60, già dagli anni 2000 sono state proposte nuove ipotesi che hanno connesso lo stile di attaccamento, sviluppato dalla persona nella propria infanzia nei confronti della propria figura accudente, al tipo di relazioni sentimentali, informali, che poi avrebbero sviluppato da adulto.
Ci sono diversi tipi di connessione e ovviamente ora la ricerca scientifica si è evoluta.

Per esempio, abbiamo introdotto alcuni termini che sono comunemente conosciuti, come la dipendenza affettiva, il narcisismo – e così via – ed esiste una certa corrente scientifica che si è concentrata proprio su questo.

Nell’ambito della terapia sistemico relazionale ci sono diversi approcci che prevedono la spiegazione o la comprensione del legame in età adulta, sia rispetto al partner, sia rispetto agli amici, o anche rispetto al proprio figlio o figlia.

Per farla breve, tutto in funzione del tipo di legame che si era sviluppato, o che si sta sviluppando, con la propria figura di riferimento.

Dr. Matteo Radavelli: Ciao, sono il Dr. Matteo Radavelli, Psicologo e Psicoterapeuta ad orientamento sistemico-relazionale. Mi sono laureato in Psicologia Clinica e Neuropsicologia presso l'Università degli studi di Milano Bicocca e specializzato in psicoterapia allo European Institute of Systemic-relational Therapies (E.I.S.T.). Ho lavorato per il Cassel Hospital di Richmond (Londra) e per l'Ospedale Maggiore Sant'Anna di Como come consulente psicologo, per il quale ho gestito il servizio "Stai Bene col Tuo Lavoro", rivolto ad imprenditori e dipendenti che hanno sviluppato una difficoltà psicologica connessa a problemi lavorativi ed economici. Attualmente dirigo e supervisiono 6 centri di psicologia e psicoterapia: Arcore, Monza, Seregno e Agrate Brianza (provincia di Monza e Brianza), Como e Merate (provincia di Lecco). Nel mio lavoro mi rivolgo ad individui, coppie e famiglie che attraversano un momento di difficoltà, partendo dal presupposto che il disagio non va considerato come esclusivamente interno all'individuo, ma come parte del sistema di relazioni in cui vive. Questa modalità consente di evidenziare i vincoli che mantengono la difficoltà e favorisce la loro rinegoziazione e superamento. Il metodo da me utilizzato è particolarmente utile in situazioni di ansia, problemi relazionali e problemi sessuali. Insieme dedicheremo i primissimi incontri ad approfondire il problema, costruendo la strada verso il cambiamento desiderato.
Articoli recenti