La terapia svolta con pazienti adulti e la terapia svolta con bambini sono estremamente diverse e poichè le differenze tra le terapie sono un argomento che incuriosisce molto ho deciso di parlarvene in questo post.
Partiamo col dire che ci sono grandi differenze persino tra una terapia svolta con un dodicenne e una svolta con un diciassettenne e allo stesso modo sono diverse le terapie con giovani adulti rispetto a quelle con persone appartenenti alla cosiddetta “terza età”: concentriamoci però per il momento “solo” sulla distinzione tra minori e adulti.
La terapia svolta con adulti è basata quasi esclusivamente sulla parola, sul dialogo, che si allontana molto dallo stereotipo del lettino e del terapeuta posizionato alle spalle del paziente che tutti avrete in mente. La terapia è dialogica anche se esistono degli strumenti (scheda temporale o familiare, tavola sinottica, ecc) che si possono utilizzare come affiancamento.
La terapia svolta con minori è completamente diversa poichè è inverosimile chiedere anche solo ad un dodicenne di sedersi e di parlare per un’ora e mezza delle proprie emozioni. La terapia, in questi casi, si basa sulle loro modalità più caratteristiche, come il gioco e la relazione. Con i minori gli strumenti che vengono utilizzati sono molti di più: per i piccolissimi si utilizzano dei giochi, viene chiesto ai genitori di giocare con i figli e li si osserva; con bimbi più grandi si possono proporre disegni, interpretazioni di disegni o altre attività un po’ più cognitive, aumentando la difficoltà via via che il paziente cresce. Non chiederemo mai ad un adolescente di giocare con i genitori ma certamente gli offriremo strumenti diversi e integreremo progressivamente sempre di più il dialogo e la parola.
Per tutti questi motivi appare anche chiaro che uno stesso terapeuta potrebbe non essere in grado di lavorare con bambini di 8-9 anni e anche con adulti con la stessa efficacia: le specializzazioni esistono anche in base all’età, non solo in base alla tipologia.