Quando rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta, cioè, quando ha senso intraprendere una psicoterapia? Esistono due categorie in termini di pazienti, la prima è quella fatta da pazienti che si rendono conto di avere un problema e si rivolgono allo psicoterapeuta dicendo qual è la difficoltà, esattamente come farebbero da un altro professionista come un dentista. La seconda categoria di pazienti invece è quella degli scettici ovvero coloro che dicono “io alla psicologia non ho mai creduto, ho sempre pensato di essere forte e di non avere bisogno di una figura come lo psicoterapeuta, tuttavia ho questa difficoltà e mi è stato consigliato di venire”. Queste persone quindi chiedono cosa può essere loro utile, cosa dovrebbero fare.
Ciò che dal mio punto di vista è discriminante rispetto la scelta di intraprendere o meno un percorso psicologico è legato principalmente a due aspetti ovvero quanto il problema è comprensibile e quanto il problema è invalidante. È possibile non intraprendere un lavoro psicoterapeutico ma, ad esempio, provare ad aiutarsi da soli, quindi prima di tutto provare a lavorare su sé stessi in autonomia senza necessariamente fare affidamento ad una figura professionale. In tutti gli altri casi cioè nel momento in cui il problema è comprensibile ma invalidante o non comprensibile quindi anche invalidante è necessario ovviamente rivolgersi ad uno psicoterapeuta. Ci sono quindi situazioni complesse ovvero quando il problema non è comprensibile ed è infatti invalidante e ci sono delle situazioni che lo sono meno, in cui magari il problema non è comprensibile ma al tempo stesso non è nemmeno così invalidante. Quindi, presumibilmente, ci sono dei livelli di patologie, di difficoltà, che sono più bassi, legati per esempio a sintomi o problemi esistenziali, ciò che tuttavia deve essere valutato nel decidere se intraprendere o meno un percorso di psicoterapia sono proprio questi due aspetti quindi quanto il problema è comprensibile e quanto il problema è invalidante.