Terapia di coppia o terapia individuale? Questo è un dilemma shakespeariano sia per il terapeuta sia per la persona o le persone che vogliono chiedere aiuto a un professionista. Molte volte ricevo telefonate in cui viene detto: “Siamo in crisi, è successa questa cosa, come ci comportiamo? È meglio fare la terapia individuale o la terapia di coppia?” Altre volte, invece, capita che uno dei due partner telefoni dicendo: “È lui o lei ad avere un problema, quindi lui o lei deve fare un percorso individuale perché solo risolvendo i suoi problemi finalmente potremo stare bene”. In questo caso, la colpa o la responsabilità viene attribuita all’altro.

Il dilemma: problema individuale o problema di coppia?

In questo articolo cerco di fare un po’ di ordine e dare alcune risposte, senza avere la presunzione che siano giuste, nel senso che la realtà molte volte è più complicata della teoria. Però la teoria ci dice questo (e ci aggiungo qualche spruzzata di realtà): se il problema è di coppia, allora varrebbe la pena intraprendere un percorso di coppia. Se il problema è individuale, varrebbe la pena intraprendere un percorso individuale. È un concetto semplice, acqua calda, certo. Però, come si fa a capire se il problema è di coppia o è individuale? O meglio, esistono problemi individuali che affliggono la coppia o viceversa problemi di coppia che si manifestano in difficoltà individuali? E, in questo caso, come è meglio intervenire?

Esistono diverse vie per affrontare un problema

Premesso che esistono tante vie diverse per arrivare a Roma, cosa vuol dire? Che dato uno stesso problema ci sono sempre almeno due vie percorribili, che possono essere ad esempio un percorso di coppia o un percorso individuale. Attenzione, non vuol dire che l’esito di un intervento o di un lavoro venga compromesso scegliendo un percorso diverso: fare terapia individuale invece di terapia di coppia non significa necessariamente fallire, e viceversa. Semplicemente, si deve prendere una strada diversa.

Ad esempio, a fronte di un problema individuale è possibile fare un percorso di coppia. Questo per dire che esistono diverse vie per arrivare a Roma. Ci sono delle vie che si combinano meglio con le esigenze del terapeuta o delle caratteristiche del paziente, dei bisogni delle persone che si rivolgono al professionista, e così via. Ma, tra terapia di coppia e terapia individuale, c’è una preferenza in termini di efficacia, efficienza, velocità? Entrambi i percorsi, se ben costruiti e ben condotti, portano al medesimo risultato.

La discriminante per scegliere: impatto del problema

La discriminante principale per valutare se proporre o iniziare una terapia di coppia piuttosto che una terapia individuale non è tanto il problema in sé (se sia di coppia o individuale), ma piuttosto l’impatto che il problema ha sulla coppia o sull’individuo, e in che forma. Non è il problema a determinare il percorso, ma il significato che quel problema assume e l’effetto che ha sulla coppia stessa.

Un esempio: l’ansia

Faccio un esempio che apparentemente non riguarda le dinamiche di coppia: l’ansia. Uno dei due partner soffre di un disturbo grave d’ansia. È meglio fare una terapia individuale o una terapia di coppia? Dipende. Non dal problema in sé, ma dal ruolo che il partner ha nel vivere il disturbo d’ansia dell’altro. Ad esempio, se il paziente è agorafobico e non riesce a uscire di casa, a prendere l’automobile, o a svolgere attività quotidiane senza l’accompagnamento del partner, il problema individuale finisce per avere un forte impatto anche sulla coppia. In questo caso, è meglio trattarlo individualmente o in coppia?

Coinvolgere il partner può rivelarsi utile non solo perché potrebbe essere una risorsa importantissima nel processo di cura, ma anche perché il suo ruolo potrebbe contribuire, direttamente o indirettamente, a mantenere o aggravare il problema. Una fase iniziale di consultazioni in coppia, dunque, potrebbe essere più indicata.

Un altro esempio: il tradimento

Un altro esempio è il tradimento. In questo caso, la terapia di coppia è spesso da preferire, poiché il tradimento riguarda per definizione la coppia. La coppia deve essere il luogo in cui si affrontano i vincoli che hanno scatenato il tradimento e le risorse per superarlo. Tuttavia, il traditore o il tradito potrebbero rifiutare una terapia di coppia, preferendo un percorso individuale. Anche questa scelta può essere informativa, poiché indica il grado di disponibilità a lavorare sulla relazione.

Conclusioni: non esiste una sola strada

Alla fine, non si tratta di decidere teoricamente se sia meglio una terapia di coppia o una terapia individuale. La scelta dipende dall’impatto del problema sulla coppia o sull’individuo, dalla disponibilità dei partner a intraprendere un percorso comune, e dal fatto che la coppia possa contenere non solo le cause, ma anche le soluzioni del problema.

Per concludere: non esiste una via unica per trattare un problema, ma più strade. Il compito del terapeuta è scegliere la strada più efficace e adatta alle esigenze delle persone coinvolte. Quindi, è importante concentrarsi non tanto sul “cosa” fare, ma sul “perché” farlo, tenendo presente che diverse vie portano comunque a Roma.

Fammi sapere cosa ne pensi nei commenti e, se vuoi, possiamo approfondire insieme l’argomento. A presto!

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