In questo video faccio delle brevi considerazioni riguardo la psicologia online che sicuramente è una grande risorsa. Ho fatto parte di un team di ricerca dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia in cui andavamo a riflettere su quali potevano essere le implicazioni, i rischi e le modalità best practice. Avevamo anche creato un Kit di psicologia online che aveva lo scopo di aiutare dei colleghi nell’avvio di questa nuova pratica. Credo sia un’ottima cosa e un’ottima risorsa, soprattutto permette di intercettare persone che, per molti motivi, hanno difficoltà a recarsi in studio. Per esempio chi vive all’estero oppure chi è allettato o ha alcune difficoltà di mobilità.
Ci sono tuttavia, a mio parere, anche una serie di rischi che devono essere considerati ed è fondamentale farlo perché è importante che la psicoterapia e la modalità con la quale questa viene erogata non sia iatrogena. Ciò significa che bisogna stare attenti affinché la cura, ovvero la terapia online, non diventi essa stessa la malattia.
Per esempio, se una persona soffre di agorafobia quindi prova paura, ansia, che può esordire in attacchi di panico nel momento in cui so deve andare in uno spazio aperto. Questo può essere legato alla paura di uscire di casa o alla paura di superare di limiti geografici per i quali non si può, non si riesce, ad andare più in la di un tot a meno che il soggetto non sia accompagnato da qualcuno o qualcosa. L’agorafobia è caratterizzata da sintomi che sono una parte importante del percorso che viene fatto.
Cosa può portare quindi la terapia online ad un paziente agorafobico?
Innanzitutto quello che vuole essere un tentativo di cura diventa invece la malattia stessa. Il sistema di cura non può permettersi di andare a colludere con il paziente ed in particolare con la patologia che il paziente porta con sé. Se si permette ad una persona che soffre di agorafobia di spostarsi e l’aiuto a muoversi, anche solo fisicamente verso lo studio di un dottore o uno psicologo, la si sta già aiutando e si sta agendo in funzione della sua guarigione. Permettendo la terapia online ad un soggetto con agorafobia c’è il rischio di collassare sulla sua idea, sulle sue difficoltà e sulla sua patologia. In qualche modo gli permetto di mantenere i sintomi.
A questo pensiero si potrebbe controbattere dicendo che la fatica, a volte, è talmente tanta che i primi colloqui potrebbe aver senso farli in questo modo. A mio avviso ha senso proporre un momento online successivamente, quando la fiducia è già stata instaurata e generata. All’inizio del rapporto, al momento della telefonata, quando il soggetto è anche più ricettivo ha senso che quest’ultimo si muova perché è il momento in cui sceglie di iniziare il percorso.
Come già sottolineato, credo fermamente nella terapia online e credo possa essere spesa in molti casi, tuttavia è altrettanto importante che se ne faccia il corretto utilizzo.
Difficilmente infatti le terapie dell’alcolismo vengono iniziate con una birra, pertanto allo stesso modo perché dovrei permettere ad una persona che soffre di agorafobia di non presentarsi in studio?
Il rischio è di colludere con il sistema di cure, il tutto diviene inevitabilmente meno efficace poiché al colloquio viene tolta la potenza e la forza che soprattutto in questo tipo di patologie può fornire.