L’efficacia della psicoterapia Home > Psicoterapia come funziona > Lefficacia della psicoterapia Psicoterapia e scienza: un legame inaspettato Oggi parliamo di psicoterapia e della sua efficacia, collegandola a due scienze apparentemente lontane: la fisica e la matematica. Attraverso due delle teorie più note in questi campi, ti spiegherò come la psicoterapia riesca a essere efficace per il paziente. Le due teorie di riferimento sono: La teoria dell’incompletezza di Gödel, elaborata negli anni ’30 dal matematico Kurt Gödel. La teoria della relatività di Einstein, una delle più celebri teorie fisiche, formulata all’inizio del XX secolo. A prima vista, queste due discipline potrebbero sembrare distanti dalla pratica psicoterapeutica, ma un’analisi più approfondita rivela sorprendenti connessioni. La teoria dell’incompletezza di Gödel: cosa ci insegna sulla mente? La teoria dell’incompletezza di Gödel afferma che, all’interno di un sistema formale, è impossibile dimostrarne la validità e l’affidabilità utilizzando solo gli elementi interni al sistema stesso. Gödel dimostrò matematicamente che un sistema non può essere spiegato attraverso le sue sole componenti interne. Questo principio, sebbene applicato inizialmente alla logica e alla matematica, trova un’interessante corrispondenza nel mondo della psicoterapia. Pensiamo, ad esempio, a un paziente che vive un disagio psicologico. Egli sperimenta il sintomo, lo percepisce, ma non sempre riesce a comprenderlo o spiegarlo a se stesso. Può descriverlo agli altri, può viverlo e provare a razionalizzarlo, ma rimane all’interno del sistema del proprio malessere. Anche gli psicoterapeuti, quando affrontano difficoltà personali, si rivolgono ad altri colleghi. Questo perché, essendo parte del proprio sistema, faticano a osservarlo in modo oggettivo. Il concetto di Gödel ci suggerisce, quindi, che il paziente – essendo immerso nel proprio disagio – non può comprenderlo completamente da solo. Ed è qui che entra in gioco la psicoterapia. La teoria della relatività di Einstein e la percezione soggettiva della realtà La teoria della relatività di Einstein è ben più nota rispetto a quella di Gödel. Uno dei suoi principi fondamentali è che la realtà dipende dall’osservatore: ogni misurazione e percezione è influenzata dal punto di vista di chi osserva. Trasponendo questo principio alla psicologia, possiamo dire che la realtà vissuta dal paziente non è una realtà assoluta, ma una costruzione soggettiva, modellata dalle sue esperienze, emozioni e credenze. In altre parole, non esiste una verità unica e oggettiva della sofferenza di una persona. Esiste piuttosto una narrazione personale, che il terapeuta aiuta a esplorare, ristrutturare e comprendere. Il ruolo della psicoterapia: un punto di vista esterno per il cambiamento Se il paziente non può comprendere pienamente il proprio disagio dall’interno del suo sistema (come ci insegna Gödel) e se la realtà è soggettiva e influenzata dal punto di vista dell’osservatore (come ci dice Einstein), allora il ruolo dello psicoterapeuta diventa fondamentale. La psicoterapia è un processo in cui il paziente, attraverso il racconto della propria esperienza, inizia a rielaborare il suo disagio. Ma non può farlo da solo in modo efficace. Il terapeuta fornisce un punto di vista esterno, che consente di vedere il problema da una prospettiva nuova e più chiara. L’obiettivo della terapia non è solo far emergere la narrazione del paziente, ma anche aiutarlo a modificare il proprio punto di vista, rendendolo più flessibile e aperto al cambiamento. La questione della neutralità del terapeuta A questo punto, una domanda potrebbe sorgere spontanea: se il terapeuta è anch’egli un osservatore, non rischia di influenzare la narrazione del paziente con la propria soggettività? È una questione centrale, e la risposta è sì, il terapeuta inevitabilmente porta una parte della propria visione nel processo terapeutico. Tuttavia, esistono strumenti e strategie per minimizzare questo effetto e garantire l’efficacia della terapia. Ecco quattro principi fondamentali che aiutano il terapeuta a mantenere un ruolo efficace senza contaminare eccessivamente il sistema del paziente: Essere un osservatore esterno – Il terapeuta non può prendere in carico familiari, amici o conoscenti. La distanza dal sistema del paziente garantisce un’osservazione più neutra e obiettiva. Evitare l’autorivelazione – Il terapeuta non condivide dettagli personali, non per riservatezza o rigidità, ma per evitare di influenzare il paziente con la propria visione del mondo. Lavorare in equipe – In casi complessi, due terapeuti possono collaborare: uno presente nella seduta e uno che osserva attraverso uno specchio unidirezionale, per offrire diversi livelli di analisi. Essere consapevoli del proprio impatto – Il terapeuta accetta di essere un agente di cambiamento, non un osservatore passivo. Il suo ruolo è quello di facilitare il movimento del paziente verso un nuovo equilibrio. Il terapeuta come guida nel cambiamento La psicoterapia non è un processo statico. Non si tratta di trovare un equilibrio immobile, ma di costruire un equilibrio dinamico. Pensiamo al camminare: per stare in piedi, dobbiamo alternare il peso da una gamba all’altra, muoverci in avanti, perderci momentaneamente l’equilibrio per poi ritrovarlo. Allo stesso modo, il terapeuta aiuta il paziente a spostarsi da un punto di vista all’altro, a “sbilanciarsi” verso nuove prospettive, e infine a trovare un nuovo equilibrio più funzionale. La mobilità del sintomo, quindi, è parte integrante della sua risoluzione. Conclusioni: la psicoterapia tra scienza e cambiamento Abbiamo visto come la teoria dell’incompletezza di Gödel e la teoria della relatività di Einstein possano offrire spunti profondi per comprendere il funzionamento della psicoterapia. Gödel ci insegna che chi è all’interno di un sistema non può comprenderlo appieno. Einstein ci ricorda che la realtà è sempre influenzata dal punto di vista dell’osservatore. La psicoterapia si inserisce tra questi due poli: aiuta il paziente a raccontare la propria realtà, fornendogli un punto di vista esterno per comprendere il proprio disagio e avviare il cambiamento. Grazie a strategie specifiche, il terapeuta minimizza il rischio di contaminare il sistema del paziente e diventa un facilitatore attivo del cambiamento. La psicoterapia, quindi, non è un’arte astratta o ineffabile, ma un processo concreto e strutturato, che trova le sue radici anche in principi scientifici. E forse proprio in questo sta la sua vera efficacia. Risposte chiare in quattro incontri Per fissare un colloquio psicologico potete compilare il modulo sottostante, vi risponderemo al più presto. La tua richiesta non può essere inviata correttamente. La tua richiesta è stata inviata correttamente. Nome Cognome Email Telefono +39 IT Il campo SMS deve contenere tra i 6 e i 19 caratteri e includere il prefisso del paese senza usare +/0 (es. 39xxxxxxxxxx per l'Italia) ? Tipologia terapia (online/in sede) Scegli 1 valore On-line Arcore (MB) Agrate (MB) Monza (MB) Seregno (MB) Cantù (CO) Como (CO) Lecco (LC) Merate (LC) Messaggio Consenso Sottoscrivo la Privacy Policy GCL_AW FBP FBC Source Medium Campaign Adset Inserzione TRATTATIVA Trattativa LANDING Landing Newsletter Sì, acconsento alla ricezione di comunicazioni di marketing come newsletter ed sms. Se dovessi cambiare idea, posso annullare l'iscrizione in qualsiasi momento INVIA