Dottore, penso che il suo lavoro sia il problema all’interno della nostra relazione.
Dottore, penso che il rapporto con la mia famiglia d’origine impedisca alla mia coppia di essere felice.
Il problema: analisi e riflessioni
Queste sono tutte una serie di frasi, talvolta giudizi, che vengono date dalle persone a se stesse o al proprio partner. Insomma, sono frasi che possono essere anche vere. Nel senso che forse è vero che il rapporto con la famiglia d’origine è un problema all’interno della relazione di coppia, è vero anche che i figli sono la principale causa di tensione nella famiglia, è vero che il lavoro potrebbe essere particolarmente impegnativo o ingombrante nella storia di coppia e che quindi, in qualche modo, tolga spazio e vitalità alla coppia stessa.
Quello che però vedo è che quando le persone arrivano ad avere una consapevolezza di questo tipo, e arrivano ad avere una lucidità tale da poter dire una cosa del genere, comporta anche un certo livello di dolore e di sofferenza. Vissuti molto spesso sbagliando, non sbagliano perché non hanno ragione in quello che dicono; sbagliano perché riconoscono un problema, ma non si rendono conto di come questo problema si manifesti in quel punto, in quella situazione, in quell’ambito della loro vita. Perché quel punto, quell’ambito e quella situazione della loro vita, è anche ciò che sono in grado di gestire, ed è anche ciò dove si sentono più capaci. E quindi, inevitabilmente, sentono di avere anche le risorse per affrontare il problema.
Un esempio concreto
Provo a fare un esempio semplicissimo, così ci capiamo: famiglia ricomposta, lui con un figlio, lei con due figli, e insieme un altro figlio, quattro figli in totale, quindi due suoi e due di lei da precedenti relazioni. Lui con un figlio da una precedente relazione e insieme un altro figlio, quattro maschi tra l’altro. Quindi, insomma, una famiglia numerosa. Sei persone arrivano in terapia e mi dicono: “Dottore, noi siamo una coppia splendida, affrontiamo tantissime fatiche, tantissime sfide, abbiamo una quotidianità super congestionata”. Si prova ad immaginare anche solo gestire l’aspetto logistico di quattro ragazzi. Tra l’altro, vivono tutti con loro perché i rispettivi genitori, diciamo quindi ex coniugi di questa coppia, non sono qui in Italia e quindi hanno, diciamo, il 100% della gestione di questi quattro ragazzi. Dicono: “Siamo una coppia bellissima, affrontiamo un sacco di sfide. Abbiamo anche un sacco di risorse, altrimenti probabilmente non riusciremmo a portare avanti tutto questo”. Il problema è che litighiamo furiosamente, ci scontriamo, ci sconfortiamo continuamente, e il problema sono i figli, è proprio la gestione dei figli. Io la penso in una maniera, lui la pensa in un’altra. Lui a volte mi sovrasta, sconfina magari nelle indicazioni che ho appena dato. A volte io lo critico apertamente davanti a loro e questo diventa un conflitto e una tensione enorme tra noi due. Non riusciamo proprio a capire come poter andare avanti. Eppure ci amiamo, il nostro sentimento è forte quando siamo da soli, quando stiamo insieme stiamo benissimo. Io mi sento completamente centrato su di lei e sento che lei ha attenzione e occhi solamente per me.
Analisi della situazione di coppia
Entriamo nella dinamica della loro famiglia. Obiettivamente, sono dei genitori super adeguati, insomma, anche per la complessità che gestiscono, sono dei genitori amorevoli, attenti, accorti. Insomma, hanno un sacco di caratteristiche positive, ottimi genitori, ecco, giusto per fare una sintesi. Poi entriamo meglio a vedere il discorso di coppia e ci rendiamo conto, tutti e tre in realtà, durante proprio la conversazione in terapia, che loro sono un’ottima coppia. Loro, quando sono da soli, stanno benissimo. Il problema è che da 3 anni non hanno un weekend, una serata, un pranzo che fanno da soli. Il tempo, anche solo banalmente, di mettersi davanti alla TV insieme o di prendersi 2, 3, 4 ore per andare alla spa o a farsi fare un massaggio o a fare qualcosa che interessa a uno dei due o a entrambi. Tre anni senza un’attività di coppia, tre anni senza un momento dedicato esclusivamente a loro. E’ quindi naturale che mi viene detto: il nostro problema non è nella gestione dei figli, no, il vostro problema è nella coppia e il fatto che la coppia è stata completamente messa in pausa, è stata messa tra parentesi. E siccome vivete esclusivamente la dimensione genitoriale, l’eventuale vostro problema salta fuori dove, nella parte come dicevo prima, voi vi sentite più forti, più competenti, più capaci, anche di affrontare potenziali problemi.
Perché se ci diciamo invece che il problema sta nella coppia e che la coppia, in realtà, non viene vissuta, anche come dire un problema apparentemente semplice che, nel contesto genitoriale, può essere affrontato in un contesto più debole come quello della coppia, che è fragile proprio perché non viene coltivata, proprio perché non viene vissuta, eccetera, può diventare dirompente, devastante. E questo è proprio il problema che molte volte ci si trova in questa situazione. Cioè, il problema è quello: loro sono in crisi, loro diventano conflittuali. È vero, lo mettono a fuoco. È vero, ci vuole una certa onestà intellettuale, una certa dose di sofferenza vissuta, di fatica, di sincerità con se stessi per poterlo dire, assolutamente sì, ma si sbaglia il contesto. Il problema di questa coppia, di questa famiglia, è che non sono più coppia. Non che confliggono nella gestione dei figli. Non c’è niente di sbagliato a volte nel gestire, nel confliggere, nella gestione dei figli. Poi possiamo parlare del: “Hai fatto questo? Hai fatto quell’altro? Questa cosa mi ha ferito, quest’altra no”, ma lo stesso dialogo, la stessa complicità, anche l’accordo che riescono a trovare nella gestione dei figli, è esattamente ciò che si dicono di poter trovare anche in coppia. Anzi, in coppia, questa cosa è fantastica. Sono capacissimi di farlo quando sono solamente loro due. Wow, stanno benissimo! Peccato che non avvenga da 3 anni. Peccato che, per quanto si sentano capaci di stare bene in coppia, bene in coppia non ci stanno, perché in coppia non ci stanno. E questa cosa è un processo psicologico abbastanza frequente, cioè io sposto il problema, un problema, da un piano all’altro, dalla coppia in questo caso, alla genitorialità, perché su quel campo, su quel territorio, in quel contesto, mi sento più abile a gestirlo. E questo è lo stesso discorso, quando a volte viene detto: “Ah, il suo problema, della nostra coppia, è il suo lavoro”, piuttosto che prova a chiederti: quante volte il problema viene spostato in un altro luogo perché in quel luogo ci sentiamo più capaci di poterlo affrontare? Perché questa è una consapevolezza di secondo livello. A quel punto, possiamo tenerlo lì, il problema. Però possiamo anche girare lo sguardo, rivolgere gli occhi verso il vero contesto in cui il problema si presenta. So che non è semplicissimo come ragionamento, è stato un po’ arzigogolato, ma era importante riuscire ad arrivare allo switch, allo spostamento che facciamo proprio del piano del problema e a volte anche del significato del problema stesso per spiegare il concetto.
Dimmi cosa ne pensi nei commenti, sempre per aiutare insomma la discussione, il dialogo e magari l’aiuto reciproco che possiamo darci. A presto!