Perché odio ciò che mi ha fatto innamorare di te

“Dottore, perché quando ci innamoriamo di qualcuno e lo vogliamo fare entrare nella nostra vita ci sono delle cose di lui o di lei che ci attraggono queste talvolta, quando poi la relazione giunge al termine, diventano anche le motivazioni dell’interruzione stessa della relazione? Perché ciò che mi fa scegliere una persona poi può anche diventare il motivo per cui io interrompo la relazione con lei/lui?”.

Le persone si scelgono e inevitabilmente vengono attratte l’una all’altra in funzione dei bisogni specifici che hanno in quella situazione, in quel momento di vita, nel momento di vita in cui si incontrano e ciò che ognuno di noi  vede nell’altro in qualche modo risuona in se stesso e quindi genera attrazione: questa attrazione e la soddisfazione di questi bisogni stanno alla base del legame. Non è detto però che stando insieme, facendo un flash forward, le persone poi continuino a mantenere il medesimo bisogno; molto spesso, le persone, proprio in funzione del loro cambiamento, si trasformano reciprocamente e quindi poi la capacità di stare insieme, di mantenere un legame, è proprio legata alla capacità di modificarsi all’unisono, quindi costruendo e creando un progetto di coppia. Quando il progetto di coppia è impedito dai bisogni soddisfatti in origine, si ha il paradosso per il quale il motivo per cui o i motivi per cui ti ho scelto/ci siamo scelti diventano anche quelli che ci impediscono di proseguire la relazione.

Prendiamo come esempio la storia di Elisa, nome di fantasia, giovane donna di 30 anni che esce dalla sua prima relazione importante con Marco, con il quale è stata per circa nove anni, quindi dai 21 ai 30 circa; ha recentemente interrotto questa relazione, al di là che fosse la prima e quindi in un qualche modo non sapeva bene cosa aspettarsi, perchè è cambiata tanto dai 21 ad oggi ma anche perché sentiva una certa costrizione, una noia latente, talvolta la relazione veniva percepita come una gabbia: lei vuole ancora molto bene a Marco e anche lui le vuole ancora molto bene. Marco era probabilmente la persona perfetta per crescere una famiglia, una persona responsabile, un ragazzo con la testa sulle spalle, di sani principi, che ha dei valori, però era anche diventato estremamente noioso, monotono, come se il loro progetto di coppia fosse già completamente scritto. Le famiglie sapevano che cosa aspettarsi, non c’era un minimo di possibilità di uscire dai binari e Marco, per quanto appunto fosse anche una persona amorevole e alla quale Elisa è ancora molto legata, era diventato statico e aveva già definito tutto, aveva perso la capacità di sorprenderla e spesso la dava per scontata, come se il loro futuro fosse già stato inciso nella pietra. Ma Elisa non voleva tutto questo, Elisa aveva bisogno di scegliere il proprio futuro, ricontrattando anche le scelte fatte in passato, aveva bisogno di libertà e di ossigeno, di fare delle nuove esperienze e aveva bisogno di conoscersi meglio attraverso queste nuove esperienze, quindi non solo all’interno delle relazione ma molte scelte che faceva o sentiva di dover fare per la sua vita venivano osteggiate (un cambio di lavoro, iscriversi ad un corso), perché queste potevano andare a compromettere, incrinare o generare una deviazione dal binario che Marco e tutto il circondario familiare avevano definito per lei e per loro e allora la relazione si interrompe, si scarica, si svuota.

Non c’è un conflitto vero e proprio, però c’è questo bisogno di Elisa di cambiare e di conoscersi e scoprirsi meglio, quindi interrompe la relazione con Marco ma rimangono comunque in buoni rapporti e viene attratta in maniera fortissima da Giovanni, che invece è una persona completamente diversa. Anche Giovanni è suo coetaneo, però molto più libero, molto più fresco, molto più spontaneo, capace di vivere il qui e ora e non appesantire tutto con progetti eccessivi. Elisa ha sempre pensato di desiderare dei figli in futuro, però non si era mai posta davvero la domanda “li voglio o non li voglio?”, cioè li desiderava perché si immaginava che quella sarebbe stata la naturale evoluzione di un percorso di coppia, Marco era diventato progressivamente sempre più incalzante e lei in quel momento non si sentiva pronta. Giovanni era completamente diverso, Giovanni è più libero, più capace anche di assecondare questo bisogno di libertà personale che Elisa esprimeva e aveva bisogno di esprimere. Iniziano a frequentarsi e la relazione è estremamente leggera, non nel senso che non sa di niente, ma  nel senso che è libera, che permette queste espressività, permette delle esperienze, permette ad Elisa di uscire serenamente con le sue amiche, senza che questo possa diventare un problema, così come Giovanni fa con i suoi di amici.

Diventa tutto molto più maturo, perché ognuno è in grado di affermare la propria indipendenza e la propria autonomia ma al tempo stesso di riscegliere continuamente l’altro senza darlo per scontato, cosa che invece nella relazione con Marco capitava. La relazione va avanti e dopo qualche anno decidono anche di andare a convivere, comprano casa e fanno progressivamente tutta una serie di passi avanti e scelgono di diventare genitori o comunque di iniziare a cercare un bambino. Qualcosa si incrina e il problema non è ovviamente la volontà di diventare genitori, quanto il fatto che non ci sia stato uno switch da parte di Giovanni, come invece è avvenuto in Elisa, cioè questo bisogno di libertà che nell’altra relazione non era coltivato, nella relazione con Giovanni lo è ma ad un certo punto la libertà o il desiderio di Giovanni di mantenere statico questo desiderio o bisogno di autonomia mal si combina con le responsabilità che una famiglia o la costruzione di una famiglia prevedono. Anche Giovanni desidera diventare genitore però non è disposto a ricontrattare i propri bisogni, nonostante che a parole dica ”sì è una cosa che voglio, si è una cosa che desidero e desidero fare con te” dall’altro non cambia, dall’altro è inaffidabile, dall’altro alcuni momenti che ad esempio dovrebbero essere passati in coppia lui preferisce passarli da solo, si aspetta che Elisa capisca questo suo bisogno.

Di fatto Elisa lo capisce, ma Giovanni delega a lei delle responsabilità, che inevitabilmente sono reciproche, sono della coppia e quindi Elisa da un certo punto si sente nuovamente sola: se nella relazione con Marco si sentiva sola, perché schiacciata, con Giovanni si sente sola, perché si sente incompresa; è si libera, può fare qualunque cosa senza dovere rendere troppo conto senza che questo poi diventi argomento di tensione, lo stesso Giovanni le dice “io non voglio che tu per questi nostri progetti rinunci alle tue libertà”, però poi di fatto la realtà e i bisogni mal si incastrano e quindi in questo momento ciò che ha più attratto Elisa a Giovanni, questa libertà, questa capacità di esprimere la propria autonomia, la propria indipendenza diventa anche la croce della relazione, perché si trasforma in inaffidabilità, in incapacità di progettare e nell’incapacità di poter percorrere appunto all’unisono il percorso che entrambi dicono di aver scelto per la propria coppia. Qui Elisa si trova a vivere una seconda crisi relazionale, non più con Marco ma con Giovanni, e non riesce più a capire perché di Giovanni ciò che l’ha catturata è sempre stato questo tratto, ora questo aspetto diventa intransitivo riguardo ai progetti che la coppia dice di avere e quindi si trova nuovamente di fronte ad una scelta.

Questo è un esempio sufficientemente rappresentativo ed esplicativo di come le caratteristiche che ci attraggono di un partner talvolta, nel momento in cui la relazione finisce, o potenzialmente viene messa in crisi, diventano anche le motivazioni che determinano proprio questa crisi poiché diventano intransitive con la progettualità e i progetti che la coppia pone a se stessa.

Dr. Matteo Radavelli – Psicoterapeuta e Psicologo Como
Via Dante Alighieri 95, 22100 Como CO
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Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo ad orientamento sistemico relazionale, ho conseguito la Laurea in Psicologia Clinica e Neuropsicologia presso l’Università degli studi di Milano Bicocca, con successiva specializzazione in psicoterapia presso lo European Institute of Systemic-relational Therapies (E.I.S.T.). Svolgo la mia attività come professionista dal 2011 e mi occupo di percorsi di psicoterapia individuale, psicoterapia di coppia e familiare.

Dirigo uno studio di psicologia a Como oltre che in provincia di Lecco e Monza Brianza

Dr. Matteo Radavelli: Ciao, sono il Dr. Matteo Radavelli, Psicologo e Psicoterapeuta ad orientamento sistemico-relazionale. Mi sono laureato in Psicologia Clinica e Neuropsicologia presso l'Università degli studi di Milano Bicocca e specializzato in psicoterapia allo European Institute of Systemic-relational Therapies (E.I.S.T.). Ho lavorato per il Cassel Hospital di Richmond (Londra) e per l'Ospedale Maggiore Sant'Anna di Como come consulente psicologo, per il quale ho gestito il servizio "Stai Bene col Tuo Lavoro", rivolto ad imprenditori e dipendenti che hanno sviluppato una difficoltà psicologica connessa a problemi lavorativi ed economici. Attualmente dirigo e supervisiono 6 centri di psicologia e psicoterapia: Arcore, Monza, Seregno e Agrate Brianza (provincia di Monza e Brianza), Como e Merate (provincia di Lecco). Nel mio lavoro mi rivolgo ad individui, coppie e famiglie che attraversano un momento di difficoltà, partendo dal presupposto che il disagio non va considerato come esclusivamente interno all'individuo, ma come parte del sistema di relazioni in cui vive. Questa modalità consente di evidenziare i vincoli che mantengono la difficoltà e favorisce la loro rinegoziazione e superamento. Il metodo da me utilizzato è particolarmente utile in situazioni di ansia, problemi relazionali e problemi sessuali. Insieme dedicheremo i primissimi incontri ad approfondire il problema, costruendo la strada verso il cambiamento desiderato.
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