“Dottore ma l’amante può essere anche una vittima?”. Domanda interessante e la risposta è sì ma ci sono almeno un paio di pensieri che vale la pena esplicitare. Facciamo una piccola premessa: l’amante solitamente viene visto come il carnefice, cioè come colui o colei che sfascia la famiglia, si insinua all’interno della coppia e la distrugge. Partiamo da questo presupposto: se la coppia fosse salda, se la coppia non avesse crepe, non fosse in crisi ovviamente non ci sarebbero pertugi all’interno dei quali l’amante o gli amanti potrebbero infilarsi, questo dal punto di vista di colui che poi sarà il tradito. Quindi il luogo comune e il pensiero comune dicono l’amante è il carnefice, quell’affabulatore che in un qualche modo distoglie il pio partner dalla relazione di coppia e lo tenta verso l’esterno, come se l’amante fosse qualcuno che in maniera fredda e un po’ machiavellica si mettesse lì a tavolino per cercare di capire come distruggere la felicità altrui, ma così non è nel senso che questo è un pensiero assolutamente semplicistico di ciò che accade.
Parliamo del fatto che la colpa tendenzialmente sta almeno anche nel traditore e in parte anche verosimilmente nel tradito, quindi se dobbiamo cercare di comprendere quali possono essere le colpe all’interno di un tradimento non addossiamole all’amante ma addossiamole a colui che ha tradito, che evidentemente ha cercato un modo individuale per risolvere un problema di coppia, e a colui anche che è stato tradito, non per la colpa del tradimento ma per la colpa del non funzionamento della coppia, che ha fatto sì che l’altro commettesse un errore ovviamente più grosso, ovviamente più distruttivo, quindi la cui responsabilità ricade in chi ha agito il tradimento stesso.
Al di là che l’amante venga rappresentato così, l’amante ha sicuramente almeno altri due risvolti o potenziali tali, perché può essere assolutamente vittima del tradimento stesso, vittima del traditore o vittima di se stesso. Può essere vittima del traditore nel momento in cui è condannato/condannata a vivere nell’attesa della disponibilità del traditore: adesso non puoi chiamarmi perché sono a casa con mia moglie o con i figli, adesso non posso perché sono al lavoro, il giovedì sera non posso mai, possiamo vederci in questi ritagli di tempo, insomma l’amante inizia ad essere vittima della relazione stessa nel momento in cui deve organizzare la sua vita in funzione e per l’essere a disposizione dell’altro cioè della persona che sta tradendo. In questo caso diventa tutto una pietosa attesa, diventa tutto il cercare di vivere i ritagli del tempo della vita altrui, perché poi la quotidianità viene persa, la possibilità di frequentarsi non solo alla luce del sole ma in termini espliciti ma intimi, che non siano solo i ritagli di tempo, diventa estremamente complicato e questa può essere una prima situazione in cui anche l’amante è vittima. Diverso è quando entrambi gli amanti, quindi il traditore e il partner, hanno a loro volta delle storie, quindi in questo caso entrambi vivono all’interno dei ritagli di tempo e hanno fatto presumibilmente i conti con loro stessi per sapere che non vogliono interrompere una relazione e si accontentano di ciò che possono ottenere rispetto alle briciole che la vita lascia indietro, allora in questo caso la situazione è diversa ma molto spesso non accade così, magari l’amante è pure single e si trova in una situazione in cui deve vivere nell’attesa che l’altro dica “ok adesso ci sono, ci possiamo vedere, possiamo incontrarci, possiamo stare insieme, però non troppo”, perché comunque la priorità rimane di là.
La seconda situazione in cui l’amante può essere vittima e quando è vittima di se stesso o di se stessa, ossia addossa tutto questa situazione che ho appena raccontato quindi la possibilità di vittima numero uno alla responsabilità dell’altro anziché alle proprie di scelte alle proprie caratteristiche, perché poi salta fuori sia una specie di master per relazioni complicate relazioni in cui c’è sempre comunque il terzo incomodo, relazioni in cui in qualche modo si vive nell’ombra e lì le motivazioni sono da cercarsi internamente a chi occupa questa posizione, perché evidentemente lo occupare questa posizione se da un lato fa schifo, se da un lato diventa complicato e anche estremamente doloroso, perché non auguro a nessuno di trovarsi per lungo tempo in una situazione di questo tipo a meno che non l’abbia scelto volontariamente, allora c’è da cercare dei perché, c’è da darsi delle risposte, c’è da domandarsi come mai tutto questo accada, perché ci sia la tendenza di finire con una certa ciclicità all’interno di relazioni come questa, all’interno di relazioni estremamente dolorose e faticose in cui non si è mai al primo posto. Di solito la risposta si trova proprio nei bisogni intrinsechi della persona, ossia legati al fatto di non volersi impegnare troppo, di volerci andare con i piedi di piombo, di trovare rassicurante il fatto che l’altro o l’altra abbia anche un’altra vita, quindi abbia delle priorità in modo tale da sentirsi sufficientemente liberi e padroni della propria senza essere invasi, ancora le priorità sono altre, ci si butta sul lavoro, ci si butta su un precedente figlio, ci si butta nella cura dei genitori malati, possono essere tante altre le priorità di vita che permettono di scegliere una relazione che apparentemente è senza impegno.
L’altra faccia della medaglia è che invece poi quando ci si trova, quando scatta il sentimento l’impegno c’è eccome, peccato che di pari passo con l’impegno scatti anche tutto il dolore e qui l’amante deve essere capace di vederlo, deve essere sufficientemente sincero con se stesso/se stessa per riuscire a dirsi che c’è una responsabilità propria e ci sono delle motivazioni che lo portano/la portano a cercare relazioni di questo tipo. Una volta che queste sono messe a fuoco allora potenzialmente diventa tutto più facile, diventa anche possibile creare e costruire delle relazioni sane, cioè delle relazioni che poi di fatto siano sempre tout court appaganti e non solo per rimanere tra gli eventi, quindi al di là della visione diabolica dell’amante tentatore e carnefice c’è anche una parte di amante vittima, in quanto vittima del traditore perché è truffato, ingannato, raggirato, circuito oppure vittima di se stesso/a, poiché non riesce a avere chiarezza delle sue volontà e dei suoi bisogni e quindi inevitabilmente addossa la responsabilità della propria felicità all’altro. Ovviamente un percorso di terapia in questo senso può essere un’ottima via per riuscire a fare chiarezza su questi punti estremamente delicati.
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Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo ad orientamento sistemico relazionale, ho conseguito la Laurea in Psicologia Clinica e Neuropsicologia presso l’Università degli studi di Milano Bicocca, con successiva specializzazione in psicoterapia presso lo European Institute of Systemic-relational Therapies (E.I.S.T.). Svolgo la mia attività come professionista dal 2011 e mi occupo di percorsi di psicoterapia individuale, psicoterapia di coppia e familiare.
Opero come psicologo a Como oltre che in provincia di Lecco e Monza Brianza