Ho già fatto un articolo in cui racconto, secondo me, quali sono le principali false credenze o difficoltà che una coppia, soprattutto da un punto di vista materno, può affrontare. In particolare, ho parlato dei tre errori che il padre commette e che in qualche modo facilitano la crisi di coppia all’arrivo di un bambino, soprattutto quando è il primo figlio. Tuttavia, queste considerazioni valgono anche per altre situazioni, quando il bambino è il secondo o il terzo, poiché ci sono molte altre implicazioni e variabili in gioco.
Ora vorrei fare una riflessione opposta: quali sono, in qualche modo, le false credenze, le illusioni e gli errori che le mamme, quindi le donne, commettono quando arriva un figlio e che possono innescare una crisi di coppia. Anche qui ce ne sarebbero molte. Scrivo basandomi sulla mia esperienza personale e sulla mia esperienza clinica, lavorando quotidianamente con famiglie e coppie per affrontare queste difficoltà. Ne ho individuati tre per par condicio, in modo da bilanciare ciò che ho detto nell’articolo sugli uomini.
1. L’Identità della Madre: Essere Donna e Madre
Nel momento in cui si diventa mamma, si sviluppa un rapporto e una necessità simbiotica con il bambino. Questo necessita della simbiosi con la mamma, diventando completamente dipendente, talvolta fagocitante ed estenuante, risucchiando ogni tipo di energia. Molte mamme, soprattutto dopo il primo o il secondo anno di vita del bambino, raccontano di aver raggiunto livelli di stanchezza e fatica che non pensavano fossero umani e di non essere pronte a sopportarli, ma col senno di poi si rendono conto di non aver capito appieno cosa li aspettava.
Il primo errore è quindi legato all’idea e alla consapevolezza di dover fare il “lutto di sé stessi”, ovvero lasciare andare una parte di sé per accogliere la nuova vita da madre. Non sarà più una donna senza figli, ma dovrà accettare di riorganizzare la propria vita intorno a questo nuovo rapporto, che è qualcosa di profondo e trasformativo.
2. Esogestazione: Un Processo di Tre Anni
L’idea che l’esogestazione duri nove mesi è, dal mio punto di vista, sbagliata. L’esogestazione dura tre anni. Indipendentemente dai metodi di accudimento o nutrimento scelti, che sia con il latte artificiale o con l’allattamento al seno, è inverosimile pensare che un bambino resti tranquillo nella culla per tutto il pomeriggio mentre la madre svolge i suoi compiti o il padre si prende del tempo per sé. È un percorso lungo, una maratona, non uno sprint. L’esogestazione dura almeno tre anni.
3. Essere Genitori h24: Un Impegno Costante
L’idea che diventare genitori significhi esserlo h24 è una realtà. L’accudimento è h24. Molte cose si possono capire solo vivendole, ma spesso ci si aspetta che ci siano delle pause o momenti di riposo che in realtà non ci sono. Essere genitori implica esserlo sempre, soprattutto quando il bambino è piccolo e completamente dipendente. La notte diventa un momento particolarmente difficile e spinoso perché le energie sono poche e si ha bisogno di staccare.
La necessità di simbiosi e l’esogestazione prolungata rendono la notte uno dei periodi più complessi. Ci si può sentire sacrificati, perdendo una parte di sé stessi. Questo può portare a una delle principali crisi che le mamme possono vivere, specialmente nel primo anno o nei primi due anni di vita del bambino. In questo contesto, il ruolo del padre è cruciale, ma per approfondire questo aspetto ti rimando all’altro articolo.
Ovviamente ci sono molte altre riflessioni, ma mi fermo qui per evitare un articolo troppo lungo. Fammi sapere qual è stata la tua esperienza, quali sono state le tue principali difficoltà, così da integrare queste riflessioni e aiutare altre donne, altre mamme e altri papà. A presto.