Mi sono recentemente imbattuto in persone che utilizzavano il termine “bipolare” un po’ a caso: “sono bipolare”, “ho paura di diventare bipolare”, “lui è bipolare”… quindi faccio chiarezza su cos’è il disturbo bipolare, su quali sono le caratteristiche che lo determinano e sulle tipologie di disturbo bipolare esistenti.
Il disturbo bipolare altro non è che un disturbo legato a delle alterazioni repentine del tono dell’umore. Le alterazioni del tono dell’umore, come essere contento, essere triste o essere arrabbiato sono una cosa assolutamente normale, nella misura in cui però c’è una connessione tra il tono dell’umore e l’evento vissuto. Se viviamo ad esempio un lutto, una flessione del tono dell’umore è assolutamente congrua; se invece vinciamo la lotteria una flessione in positivo del tono dell’umore lo è altrettanto.
Nel disturbo bipolare questa connessione non esiste, poiché la componente patologica è determinata da degli sbalzi repentini, ingiustificati, incontrollabili e spesso estremi del tono dell’umore.
Ci sono due caratteristiche che determinano il disturbo bipolare: la maniacalità e la depressione.
La maniacalità altro non è che un periodo di umore particolarmente elevato che porta con sé disinibizione sociale, sentimenti di onnipotenza, assenza del bisogno di sonno e di appetito, pensieri veloci (incontrollabili), comportamento inconcludente e via discorrendo. Riassumendo: un umore particolarmente elevato in maniera ingiustificata.
La depressione invece, molto più facile da capire, è legata ad un tono dell’umore particolarmente basso, alla mancanza di energia ed anche in questo caso a delle alterazioni, in eccesso o in difetto, del bisogno di sonno e dell’appetito.
Nello specifico esistono diversi tipi di disturbo bipolare l’1, il 2 ed il disturbo ciclotimico.
Il disturbo bipolare 1 è caratterizzato principalmente dal versante maniacale, ovvero deve essere presente almeno un episodio maniacale, con una fase particolarmente alta dell’umore ed eventualmente (ma non è necessario per la diagnosi) un episodio di depressione, che però non è una depressione di tipo maggiore, ossia non è una depressione, in termini impropri, particolarmente grave. Questa alternanza tra maniacalità e depressione è assolutamente incontrollata.
Il disturbo bipolare di tipo 2 è esattamente il contrario: è caratterizzato principalmente da una fase di depressione, in questo caso maggiore, alternata da almeno un episodio ipomaniacale. “Ipo” significa che non è particolarmente alto (forte) tanto quanto il disturbo maniacale poiché ne condivide gli aspetti qualitativi della sintomatologia presentata, ma non ne condivide l’intensità dal punto di vista quantitativo.
In ultimo c’è il disturbo ciclotimico. Questo consiste in una specie di via di mezzo, poiché è composto da una fase tipo ipomaniacale alternata da una fase di depressione (che non è depressione maggiore) all’interno di un periodo di almeno due anni.
Questo è il quadro riassuntivo rispetto ai disturbi bipolari.
Un altro aspetto interessante da considerare è l’incidenza, perché circa l’1% della popolazione ha un disturbo bipolare. Questo ci dice che nonostante possa sembrare una percentuale irrisoria, il numero di persone che soffre di disturbo bipolare è comunque elevato. Una su cento.
Un altro dato interessante è l’insorgenza del disturbo bipolare. Questa avviene nella tarda adolescenza, prima età adulta. In particolare per quanto riguarda il disturbo bipolare di tipo 1 c’è un’età media di insorgenza intorno
ai 18 anni, mentre per quanto riguarda il disturbo bipolare di tipo 2 si parla di un’età media di circa 22 anni, con un’incidenza pressoché equivalente tra maschi e femmine.
Ho fatto questo video per fare chiarezza su cos’è il disturbo bipolare, nella speranza che questo termine possa venire usato in una maniera un po’ più congrua.