Proseguiamo l’excursus sui disturbi del comportamento alimentare parlando dei disturbi della nutrizione e della alimentazione. Questi si differenziano dall’anoressia e dalla bulimia perché si concentrano su un utilizzo del cibo o comunque delle pratiche connesse al cibo che non sono necessariamente connesse al peso o a strategie compensatorie. Sono legati principalmente a delle devianze o delle alterazioni di quella che viene considerata la prassi alimentare.
Ce ne sono principalmente tre: si parla di pica, di ruminazione, e di comportamento alimentare evitante o restrittivo. La pica consiste nell’ingestione di oggetti o materiali che non sono commestibili e non sono nutrienti. Si parla ad esempio di ingestione di carta, di gesso, di erba, di argilla, di cenere, di mozziconi di sigaretta.
Il secondo disturbo che appartiene ai disturbi della nutrizione è la ruminazione. Come suggerisce il termine, consiste sostanzialmente nel masticare il cibo e successivamente nello sputarlo, o nel ributtarlo nel piatto e talvolta nel rimasticarlo. Ovviamente con tutte le compromissioni sociali e alimentari che questa cosa può avere.
In ultimo c’è il disturbo dell’alimentazione e della nutrizione chiamato evitante o restrittivo che consiste nell’essere estremamente evitanti e/o selettivi e restrittivi rispetto all’alimentazione, o rispetto ad alcuni cibi nello specifico. Questo vuol dire che tendenzialmente non c’è un interesse rispetto all’alimentazione o al cibo e c’è solitamente una connessione sgradevole tra alcuni aspetti sensoriali: il tatto, il gusto, l’olfatto, la consistenza ecc… legati al cibo. Per anni si è pensato che questo disturbo fosse connesso esclusivamente ad alcune tappe dello sviluppo o comunque fosse una malattia principalmente presente nell’infanzia ma gli ultimi manuali diagnostici hanno esteso la sua possibile insorgenza anche a diverse fasce d’età. A livello psico-sociale i vincoli e i limiti che questa patologia impone sono importanti anche dal punto di vista relazionale.
Come per tutti i disturbi del comportamento alimentare, la terapia sistemico relazionale ritengo possa essere una delle vie maestre per poterli trattare, anche se ne esistono altre. Come dico sempre, ognuno deve essere capace, anche tramite l’aiuto di professionisti, di trovare l’orientamento, l’approccio e poi anche eventualmente le cure che sente più affini e di conseguenza più efficaci.