Anoressia: il DCA più conosciuto

Parlando di disturbi del comportamento alimentare (DCA) iniziamo con il più conosciuto e più discusso ovvero l’anoressia: abbiamo tutti sentito parlare di anoressia. È una patologia che spaventa (anche a rigor di logica, nel senso che ha tutte le caratteristiche per poter essere preoccupante) ed ha delle caratteristiche, ha delle discriminanti molto precise.

La più importante, la più impattante e anche la più visibile è sicuramente il peso ridotto. Un peso estremamente ridotto, con tutte le conseguenze fisiche e psicologiche che questo può comportare, in relazione all’altezza, all’età e alla fase, al momento, quindi alla tappa dello sviluppo personale ed individuale della persona. Ha delle caratteristiche soprattutto legate a convinzioni, credenze e aspetti psicologici che sono legate innanzitutto ad una restrittività rispetto al cibo, al proprio comportamento alimentare, all’assunzione di calorie; c’è una paura quasi ossessiva dell’aumentare di peso e c’è una forte correlazione tra il proprio peso, la propria forma corporea, e la propria autostima. Esistono principalmente due grandi tipologie di anoressia: un’anoressia legata alla restrittività, quindi con un controllo maniacale delle calorie che vengono introdotte, la tendenza ad assumerne sempre meno, cercando di dimagrire e perdere progressivamente peso e l’anoressia legata ad abbuffate. In questo secondo caso a momenti di restrittività si alternano momenti di abbuffate, che poi sono seguiti da condotte compensatorie come ad esempio il vomito, l’iper-allenamento, l’utilizzo di lassativi, l’utilizzo di diuretici, che sono volti a cercare di compensare l’introduzione eccessiva di calorie che è avvenuto durante l’abbuffata. Questo tipo di anoressia non deve essere confusa con la bulimia: una patologia diversa ma che presenta alcune affinità. Diciamo che in molti casi, soprattutto nel momento in cui si parla di anoressia con abbuffate, ci può essere il rischio di andare a confonderle. La discriminante fondamentale è sostanzialmente il peso della persona, tant’è che quando ci sono i criteri per l’anoressia, anche nel momento in cui ci possono essere dei sintomi simili, o condivisi, con la bulimia si propende sempre per la diagnosi di anoressia.

Ci sono diversi aspetti, diverse caratteristiche, che devono essere valutate quando si parla di anoressia. Diciamo innanzitutto che è una patologia che colpisce soprattutto i giovani, i giovanissimi. L’esordio è solitamente compreso tra i 14 e i 17 anni (anche se poi la patologia può protrarsi sino alla età adulta) e colpisce prevalentemente le donne, ha un’incidenza sul sesso femminile che è stimata tra lo 0,9% e il 4,3%, mentre per quanto riguarda gli uomini è solitamente intorno allo 0,3%. Ci sono tutta una serie di conseguenze e complicazioni anche dal punto di vista fisico che non sono indifferenti. Oltre alla magrezza eccessiva, che in alcuni casi può portare addirittura alla morte, ci sono sintomi come disidratazione, faticabilità, insonnia, stanchezza cronica, c’è uno sfibrarsi dei capelli, dei tessuti, ci possono essere delle macchie cutanee, ci sono problemi ai denti, cresce una sorta di soffice peluria in alcune parti del corpo, per le donne c’è il rischio di sviluppare amenorrea (ossia l’interruzione del ciclo mestruale)… insomma ci sono davvero tantissimi aspetti ed effetti collaterali di questa malattia.

Ad originare l’anoressia spesso ci sono motivi psicologici: di solito, infatti, un disturbo come questo viene sviluppato in contesti estremamente competitivi, giudicanti, attenti alla valutazione dell’altro, contesti in cui l’obiettivo è quello di riuscire ad esporsi e al tempo stesso però si è vittima del giudizio proprio ed altrui. Per trattare questo disturbo esistono diversi tipi di intervento, che non sono solo dal punto di vista medico-clinico, nel momento in cui la situazione fisica della persona risulta essere compromessa o potenzialmente mortale, ma esistono anche tutta una serie di interventi di tipo psicoterapeutico che vengono fatti in associazione a questi. L’intervento a mio avviso elettivo per questo tipo di disturbi è la terapia sistemico relazionale, poiché l’anoressia assume sempre un significato relazionale. Quindi sia le cause sia le risorse, quindi i vincoli e opportunità di poterla curare, sono sempre da ritrovarsi all’interno del tessuto sociale in cui la persona vive ed è cresciuta.

Dr. Matteo Radavelli: Ciao, sono il Dr. Matteo Radavelli, Psicologo e Psicoterapeuta ad orientamento sistemico-relazionale. Mi sono laureato in Psicologia Clinica e Neuropsicologia presso l'Università degli studi di Milano Bicocca e specializzato in psicoterapia allo European Institute of Systemic-relational Therapies (E.I.S.T.). Ho lavorato per il Cassel Hospital di Richmond (Londra) e per l'Ospedale Maggiore Sant'Anna di Como come consulente psicologo, per il quale ho gestito il servizio "Stai Bene col Tuo Lavoro", rivolto ad imprenditori e dipendenti che hanno sviluppato una difficoltà psicologica connessa a problemi lavorativi ed economici. Attualmente dirigo e supervisiono 6 centri di psicologia e psicoterapia: Arcore, Monza, Seregno e Agrate Brianza (provincia di Monza e Brianza), Como e Merate (provincia di Lecco). Nel mio lavoro mi rivolgo ad individui, coppie e famiglie che attraversano un momento di difficoltà, partendo dal presupposto che il disagio non va considerato come esclusivamente interno all'individuo, ma come parte del sistema di relazioni in cui vive. Questa modalità consente di evidenziare i vincoli che mantengono la difficoltà e favorisce la loro rinegoziazione e superamento. Il metodo da me utilizzato è particolarmente utile in situazioni di ansia, problemi relazionali e problemi sessuali. Insieme dedicheremo i primissimi incontri ad approfondire il problema, costruendo la strada verso il cambiamento desiderato.
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