“Buongiorno dottore,
la contatto perché sono terrorizzata. A breve dovrò affrontare un intervento e mi hanno prescritto degli esami. Sono fiduciosa nell’intervento dei medici infatti ciò di cui ho una grande paura non è la mia malattia ma affrontare la risonanza magnetica. Sapere di dover entrare in quel buco, non avere vie d’uscita e vedermi rinchiusa, come se improvvisamente il tubo si stringesse e mi inghiottisse, beh, mi fa stare molto male. Soffro di tachicardia, mi si accelera il battito e le idee si confondono, ho nausea e perdo il controllo della situazione. Ho paura di quello che mi potrebbe succedere quando effettivamente la affronterò. Mi può aiutare?. Marzia”
La claustrofobia è una delle fobie maggiormente diffuse. Il termine deriva dal latino “claustrum” ovvero luogo chiuso e dalla parola greca phobia, paura.
Sensazione di soffocamento, disapnea, vertigini, iperventilazione, sudorazione, nausea, tremori, formicolio degli arti inferiori, secchezza delle fauci, difficoltà a mantenere il controllo. Queste le manifestazioni tipiche, i sintomi principali che non sempre sono tutti presenti e generalmente vengono meno quando il soggetto esce dalla situazione scatenante.
Tendenzialmente la sintomatologia si manifesta in tipiche circostanze come: ascensori, tunnel, gallerie, sotterranei, metropolitana. Una situazione molto complessa, per chi soffre di questa fobia è l’apparecchio per la risonanza magnetica: l’idea di infilarsi in un tubo stretto, chiuso, con poca aria, è uno degli incubi peggiori. A tal proposito infatti negli ospedali posseggono apparecchiature ad hoc ovvero macchinari che non chiudono completamente la persona al loro interno.
Andare al cinema è un’altra esperienza che, per i claustrofobici, potrebbe essere complessa: stare in un luogo, seppur ampio, ma privo di finestre e aperture facilmente raggiungibili per uscire fa parte delle circostanze che vengono volontariamente evitate. Lo stesso accade per i sotterranei della metropolitana, luoghi apparentemente con spazio e aria ma con poca luce, molta gente e molto rumore.
I sintomi della claustrofobia possono iniziare a presentarsi anche al solo pensiero o se la persona che ne soffre viene sottoposta alla visione di scene che evocano una situazione simile, come in un film. Anche soltanto il sogno o l’immedesimazione possono suscitare una risposta esagerata. In alcuni casi le persone claustrofobiche possono soffrire della paura degli spazi ristretti anche nelle relazioni e cercare di evitare un’eccessiva intimità o un rapporto morboso. Talvolta anche una camicia abbottonata troppo stretta, una sciarpa o un abbraccio troppo stretto possono stimolare la sensibilità di una persona claustrofobica.
Quali sono i timori provati? Quali sono le paure che riferiscono i claustrofobici?
Tra le prime paure raccontate c’è il timore della mancanza d’aria, la carenza d’ossigeno e la difficoltà a respirare. Segue l’intensa paura di morire per soffocamento o di svenire. In taluni casi viene riferita la paura che pareti e pavimento si chiudano schiacciando le persone all’interno. Il tutto si collega alla ricorrente paura di non poter evadere, scappare, avere una via di fuga facile ed immediata.
Soggetti che soffrono di questa fobia tendono molto spesso a non parlare dei disagi che vivono, i sintomi provati causano un evidente compromissione della vita quotidiana, non parlandone con nessuno spesso sono costretti ad inventare scuse, più o meno plausibili per giustificare dieci piani di scale fatti a piedi. Coloro che soffrono di questo disturbo elaborano, come per altre fobie, una strategia di evitamento, atteggiamento che tuttavia non risolve il problema ma lo fa persistere. Ad oggi in molti sistemi sanitari è presente un macchinario che permette di svolgere la risonanza magnetica evitando di essere totalmente avvolti, una Risonanza Magnetica Aperta. Tuttavia, come affermò Watzlawick (Filosofo e psicologo austriaco)
“rifiutare o scansare una situazione temuta, un problema, da un lato sembra la soluzione più logica, dall’altro però assicura il persistere del problema” pertanto, affrontare le motivazioni alla base che generano la paura potrebbe esser il primo passo per sconfiggerla.