disturbi ansiosi. Che sono tantissimi ad esempio c’è l’ansia sociale o fobia sociale, ci sono le fobie specifiche, c’è l’ansia generalizzata, c’è ad esempio l’ipocondria, c’è il mutismo selettivo, c’è l’ansia da separazione, ci sono gli attacchi di panico. Gli attacchi di panico quindi hanno inevitabilmente delle caratteristiche condivise con l’ansia ma sono una sottocategoria specifica di disturbo ansioso. Vuol dire che in un determinato momento in un periodo estremamente limitato stretto della propria vita che di solito poi dura circa una decina di minuti si presentano i peggiori sintomi che possono essere associati all’ansia e sono circa una dozzina. Si va dalla tachicardia la secchezza delle fauci problemi respiratori sensazioni di confusione paura di impazzire paura di morire tremori problemi gastrointestinali nausea e chi più ne ha più ne metta. E caratterizzano un disturbo specifico d’ansia quindi non sono esattamente la stessa cosa possiamo dire che appartengono alla stessa categoria ma nel primo caso dell’ansia funzionale è un qualcosa di utile è un qualcosa di prezioso che dobbiamo tenere nella nostra vita, nel secondo caso i disturbi appunto da attacco di panico fanno parte di quella sottocategoria degenerativa dell’ansia stessa. Quindi non sono assolutamente la stessa cosa sono due cose completamente diverse, nel primo caso diciamo non serve nulla da fare se non riuscire a padroneggiare, diventare progressivamente più confidenti e capaci di gestire alcuni livelli ansiosi che però poi sono funzionali ad esempio alla nostra vita nel secondo caso invece per quanto riguarda gli attacchi di panico è bene intraprendere una psicoterapia. Questo per due motivi: uno perché gli attacchi di panico risultano essere spesso invalidanti nel senso che proprio come definisce il termine stesso attacco di panico non sono per definizione controllabili. L’attacco di panico tra l’altro a un’etimologia interessante nel senso che riferito antico mito greco per cui c’era pan questo questo come dire mezzo uomo mezzo cavallo che andava ad attaccare le ninfe nel bosco e quindi generava una sorta di reazione pietrificante nei confronti appunto della donzella di turno generando questa sensazione di terrore da qui poi c’è appunto l’origine del concetto di attacco di panico. Che però come dicevo richiede (al di là del dell’ex cursus) un intervento anche relativamente rapido poiché essendo come dicevo una patologia una difficoltà invalidante risulta essere anche qualcosa che si cronicizza alla svelta. Non perché la persona poi continua ad avere necessariamente degli attacchi di panico, ma in atto tutta una serie di strategie tramite le quali rimodula la propria vita. Che sono tendenzialmente 2 o l’evitamento cioè quindi evitare tutte quelle situazioni che possono suscitare in me una certo tipo di preoccupazione o che so che possono generare un attacco di panico e quindi riducono i margini, i gradi di libertà della mia vita, ho posso mettere in atto anche quel processo anticipatore che viene chiamato paura della paura perché poiché non sviluppo vero e proprio attacco di panico nuovamente ma vivo continuamente in allerta di poterne avere e questo ovviamente abbassa in maniera drastica e categorica la qualità di vita della persona. Per questo dico che nel primo caso quindi nel momento in cui si percepisce ansia si può sicuramente lavorare nel momento in cui ci si rende conto che si ha una mala gestione nel riuscire a modularla nel riuscire a gestire nel riuscire a padroneggiarla, ma nel momento in cui questa sfocia in una sua sottocategoria patologica come sono gli attacchi di panico allora lì è necessario l’intervento di uno psicoterapeuta. Però non sono come ho detto la medesima cosa sono due cose ben distinte una è sana l’altra è inevitabilmente patologica.r"}” data-sheets-userformat=”{"2":769,"3":{"1":0},"11":4,"12":0}”>”Dottore che differenza c’è tra ansia e attacco di panico?”, “L’attacco di panico è un disturbo ansioso?”, “Ansia e attacco di panico sono la stessa cosa?”: oggi cerchiamo di rispondere a queste domande.

Partiamo da questo, l’ansia è un’emozione. L’ansia è una sensazione, un’esperienza che ognuno di noi nella vita ha sicuramente vissuto ed è un sentimento che ha una sua funzione. L’ansia è fisiologica e al tempo stesso utile per la persona. Ci sono tantissimi contesti, tantissimi aspetti ad esempio prestazionali in cui un certo livello d’ansia va a generare anche un miglioramento dell’esito, un miglioramento della prestazione. Quindi un certo livello d’ansia è un qualcosa che non solo non deve essere evitato, ma anzi deve essere amico: dobbiamo essere capaci appunto di renderla funzionale.

È chiaro che poi l’ansia porta con sé tutta una serie di alterazioni sia dal punto di vista mentale che dal punto di vista fisico che poi possono sfociare in qualcosa che noi facciamo fatica a controllare: secchezza delle fauci, rossori, tremolio, sensazione di confusione. Quando ciò accade parliamo di un aspetto dell’ansia che tracima, che diventa patologico. È chiaro quindi che l’ansia di per sé non è necessariamente nemica ma nel momento in cui tracima e si impadronisce della persona diventa patologica ed è a questo punto che si manifestano i disturbi ansiosi.

Ne esistono di moltissimi: c’è l’ansia sociale o fobia sociale, ci sono le fobie specifiche, c’è l’ansia generalizzata, c’è l’ipocondria, c’è il mutismo selettivo, c’è l’ansia da separazione, ci sono gli attacchi di panico. Gli attacchi di panico, quindi, hanno inevitabilmente delle caratteristiche condivise con l’ansia ma sono una sottocategoria specifica di disturbo ansioso. Vuol dire che in un determinato momento, in un periodo estremamente limitato della propria vita che di solito dura circa una decina di minuti, si presentano i peggiori sintomi che possono essere associati all’ansia e che sono circa una dozzina: si va dalla tachicardia la secchezza delle fauci, a problemi respiratori, a sensazioni di confusione, paura di impazzire, paura di morire, tremori, problemi gastrointestinali, nausea e chi più ne ha più ne metta. È evidente che ansia e attacchi di panico non sono assolutamente la stessa cosa: nel primo caso non serve fare nulla se non riuscire a padroneggiarla, diventare progressivamente più confidenti e capaci di gestire alcuni livelli ansiosi che però sono funzionali alla nostra vita, nel secondo caso invece è bene intraprendere una psicoterapia poichè gli attacchi di panico risultano essere spesso invalidanti e sono, per definizione, non controllabili. Un altro motivo per cui vale la pena di valutare una psicoterapia a seguito di attacchi di panico è che questo disturbo ansioso si cronicizza alla svelta, portando chi ne soffre a mettere in atto una serie di strategie con cui rimodulare la propria vita rendendola, di fatto, più complicata e difficilmente piacevole. 

Per riassumere, l’ansia e gli attacchi di panico NON sono la stessa cosa: una è sana gli altri inevitabilmente patologici. 

Psicologo ComoDr. Matteo Radavelli – Psicoterapeuta e Psicologo Como
Via Dante Alighieri 95, 22100 Como CO
+393479177302
info@matteoradavelli.it

Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo ad orientamento sistemico relazionale, ho conseguito la Laurea in Psicologia Clinica e Neuropsicologia presso l’Università degli studi di Milano Bicocca, con successiva specializzazione in psicoterapia presso lo European Institute of Systemic-relational Therapies (E.I.S.T.). Svolgo la mia attività come professionista dal 2011 e mi occupo di percorsi di psicoterapia individuale, psicoterapia di coppia e familiare.

Dirigo uno studio di psicologia a Como oltre che in provincia di Lecco e Monza Brianza

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